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Il pericolo della falsa positività e del bypass spirituale

Falsa positività

Di questi tempi, il regno della spiritualità (e talvolta della psicologia) può sembrare falso. Instagram e altri social media sono pieni di post di influencer su vibrazioni positive, sul non permettere che energia o pensieri negativi ti raggiungano, sul circondarti solo di persone positive e di supporto.

A meno che tu non viva in una teca di cristallo o su Marte, questo non è solo irrealistico, ma anche una ricetta per non crescere mai o imparare veramente chi sei. Se cerchi di trascendere o evitare esperienze difficili, puoi rimanere emotivamente stordito. Gli psicologi e i maestri di spiritualità si definiscono questa condizione “bypass spirituale”. Piaccia o no, le parti brutte della nostra umanità sono quelle che ci consentono la crescita.

 Sentimenti come delusione, imbarazzo, irritazione, risentimento, rabbia, gelosia e paura … sono in realtà momenti molto chiari che ci insegnano dov’è che stiamo frenando la nostra evoluzione. Sono come messaggeri che ci dicono, con incredibile chiarezza, esattamente dove siamo bloccati.

[Rossano Sambo]

Le strade della crescita e del cambiamento

Molte emozioni servono come bandiere che indicano un’opportunità per noi di imparare. Sfida, dolore, cambiamento, disagio, conflitto, odio, depressione e ansia sono percorsi per la crescita e il cambiamento. Possiamo esplorare e accettare le parti di noi stessi che la società ci spinge a tenere nascoste. Le esperienze dolorose o spiacevoli ci consentono di superare i nostri attuali blocchi emotivi e spirituali.

La falsa positività, invece, può perpetuare gran parte dello stigma intorno alla malattia mentale. Incoraggiare qualcuno che soffre di depressione a concentrarsi solo sugli aspetti positivi non è utile e può effettivamente fare ancora più danni. Questo consiglio può rafforzare la sensazione del depresso di essere in colpa perché non riesce ad uscire dal pantano della malattia. Sono appena uscita da una forte depressione. E ciò che mi è servito di più è stato esplorare, con l’aiuto di una guida spirituale, tutte le sfumature della mia condizione. E’ stato illuminante sintonizzarmi sulla vera esperienza umana e sulle vere emozioni piuttosto che seguire un’agenda di sole vibrazioni positive.

Le persone non si rivolgono a un guaritore spirituale perché tutto nella loro vita sta andando meravigliosamente. Sono bloccate in schemi pieni zeppi di emozioni negative e non riescono a liberarsi. A volte abbiamo bisogno di una terza parte imparziale e non giudicante che ci aiuti a vedere da cosa stiamo scappando, o che ci sfidi ad affrontare ciò che non siamo disposti a provare. Amici e persone care non possono farlo per noi; abbiamo troppi legami emotivi. Fare questo difficile lavoro, affidandosi ad un esperto di vera spiritualità, può portare a un cambiamento duraturo. Ci vuole vero coraggio per smettere di fingere che tutto vada bene e stringere la mano alla profonda tristezza o ad un trauma infantile.

Il percorso di individuazione

Il percorso di individuazione richiede l’integrazione totale di tutti gli aspetti del sé: buoni, cattivi e brutti.

A volte dobbiamo semplicemente riconoscere questi sentimenti, sederci accanto a dolore, risentimento o gelosia senza cercare di cambiare l’esperienza o di separarla. Dobbiamo permettere a noi stessi di aprirci, di assistere consapevolmente alle emozioni che inondano il nostro sistema, di respirare nei luoghi del nostro corpo in cui siamo bloccati. Proviamo un ammorbidimento quando diamo spazio a tutte le emozioni, non solo a quelle che ci fanno sentire bene.

Se possiamo permetterci di accettare tutte le sfaccettature delle nostre dimensioni interiori, sperimenteremo la vita al massimo. Essere umani significa affrontare la sofferenza. Non c’è luce senza oscurità, nessuna gioia senza tristezza. Se non proviamo tutti i sentimenti, non abbiamo basi per il confronto. Se scappiamo da certe emozioni rimanendo occupati, esprimendo falsa positività o abusando di sostanze che alterano l’umore, stiamo tagliando via metà della nostra esistenza. Quando ci fermiamo e onoriamo emozioni difficili, abbiamo l’opportunità di vivere pienamente e integrare tutte le parti di noi stessi. Questi sentimenti ci tormenteranno finché non smetteremo di fuggire da loro e dalla verità di chi siamo.

Possedere i propri sentimenti

La prossima volta che provi un senso di rabbia, paura o dolore, ti sfido a fare una pausa, a stare fermo e a rimanere in silenzio. Nota la sensazione nel tuo corpo e fai un respiro profondo in quello spazio. Potresti anche mettere una mano sul punto – il petto, lo stomaco, la gola – dove sembra risiedere l’emozione. Quando riconosci questi sentimenti, onori veramente la tua umanità. Potresti sentire un allentamento o un’emozione impegnativa travolgerti. Ma svanirà, come un’onda che si infrange sulla riva prima di ritirarsi nell’oceano.

È anche importante possedere i tuoi sentimenti. Nessuno può far sentire qualcuno in un modo particolare. Può sembrare che qualcun altro ci stia innescando, ma la fonte del disagio è sempre dentro di noi. Incolpare qualcun altro della tua rabbia o risentimento è un modo molto semplice per aggirare il lavoro interiore.

Il percorso di individuazione richiede l’integrazione totale di tutti gli aspetti del sé: buono, cattivo e brutto. Non lasciarti scoraggiare dai momenti e dalle emozioni difficili. Non respingerle, non sminuire l’esperienza di qualcun altro incoraggiando una falsa positività. Scoprire e comprendere il sé è un viaggio che dura tutta la vita e richiede il rifiuto degli atteggiamenti convenzionali e la maschera della positività.

È una cosa facile dire “sii te stesso”, ma ben altra cosa è sapere chi sei veramente. Come puoi essere te stesso se non conosci quel sé? Pertanto, il processo di individuazione diventa una ricerca della conoscenza di sé.

[Rossano Sambo]

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