Il sogno di ogni musicista è di poter suonare su un palco con la stessa disinvoltura e spavalderia di una rockstar. Ma non sempre i nervi e le emozioni te lo permettono…
Conosci perfettamente le sensazioni: il battito del cuore accelerato; le mani fredde e viscide; i serpenti nello stomaco; il terrore che ti ridicolizza e il fiato dell’infamia sul collo…
La paura del palcoscenico non è limitata ai musicisti o a pochi eletti. Attori, atleti, conduttori televisivi, insegnanti, politici, ministri del culto – tutti ne sono suscettibili. E questo vale per chiunque abbia a che fare con un’esibizione, sia che si tratti di un concerto, di un discorso in pubblico o di un karaoke.
La paura dell’umiliazione pubblica è un’emozione universale e si manifesta in modo universale. E’ la cosiddetta “risposta di fuga o lotta”. Anche se potrebbe non esserci un orso che ti sta venendo incontro, nessuna scogliera da cui stai per cadere, c’è la paura di quello che potrebbe succedere, di perdere la faccia, la reputazione.
Ma quando si tratta di fare musica c’è uno strano conflitto in gioco. Questo perché i sintomi della risposta di fuga o lotta, comprese le dita tremanti, la tensione muscolare, la mancanza di respiro e le mani scivolose, possono interferire con la precisione fisica richiesta per cantare o suonare uno strumento.
Anche ciò che il pubblico pensa è una tremenda fonte di ansia per i musicisti. E ogni musicista conosce perfettamente la rabbia che si prova quando un amico o un famigliare ti dicono beatamente “ma tu te ne devi fregare di quello che pensa il pubblico”, come se bastasse spingere un interruttore per far sparire tutti quegli orribili sintomi…
La presenza di critici ed esperti di musica tra il pubblico può essere altrettanto inquietante.
Secondo un principio psicologico chiamato “legge di Yerkes-Dodson”, vi è un livello di eccitazione ottimale, in cui le prestazioni acquisiscono una certa “scintilla interpretativa”. Senza di esso il risultato può essere noioso. Ma quando l’energia nervosa è troppo intensa, le paranoie iniziano a insinuarsi.
Nella peggiore delle ipotesi, questo può finire in un circolo vizioso, con l’accumulo di errori su errori quando l’esecutore è convinto che le cose non stanno andando bene.
Qualunque siano le sue cause, la paura del palcoscenico è, in breve, potenzialmente fatale per le carriere, anche quelle degli artisti più abili. La buona notizia, tuttavia, è che può essere gestita.
NON inizierò questo messaggio dicendoti che “liberarti dalla paura del pubblico o dall’ansia da prestazione è una cosa facile“.
E NON aspettarti che qualcuno, facendoti penzolare un orologio davanti agli occhi, possa ordinarti di non aver più paura.
Queste sciocchezze esistono solo nei film o nei libri di fantascienza.
Se sei alla ricerca di una soluzione sbrigativa, ci sono i farmaci beta-bloccanti, quelli che ti intontiscono facendoti suonare come un automa.
Se invece sei una persona consapevole, e hai capito che i rimedi miracolosi non esistono, che i mezzucci stile “new age” non funzionano, allora c’è qualcosa che posso VERAMENTE fare per aiutarti.
Sono Rossano Sambo, ipnotista, autore e ricercatore. Dal 1996 svolgo a tempo pieno la professione di consulente in discipline mentali per il benessere, il miglioramento personale, le relazioni e il lavoro.
Avrai notato che ti ho chiamato anche “Collega”. Sì perchè anch’io mi posso definire un Musicista. Nel lontano 1991 ho conseguito il diploma di pianoforte presso il Conservatorio di Pesaro.
Nessuno meglio di me è in grado di comprendere quello che stai provando, perchè ci sono passato anch’io. Eccome se ci sono passato!
Dal momento in cui iniziai gli studi musicali (avevo circa 10 anni), la paura di esibirmi in pubblico divenne la mia ombra. Anche il semplice suonare di fronte al mio insegnante, durante le normali lezioni in conservatorio, era per me un’agonia di terrore.
La paura di sbagliare, di ricevere delle critiche mi mandava letteralmente in pezzi. Per non parlare degli esami e dei saggi… Tutti quegli occhi e quelle orecchie puntate su di me, lo spauracchio di un vuoto di memoria, di sbagliare un passaggio e di non essere più in grado di andare avanti, l’umiliazione e il disonore di un eventuale fallimento…
Ogni volta che iniziavo un brano avevo un solo desiderio: finire il prima possibile per sottrarmi a quella tortura.
Ti lascio immaginare cosa fu per me l’esame di compimento medio (ottavo anno). Un’esperienza a dir poco devastante! Lessi Dio solo sa quanti libri nel disperato tentativo di porre rimedio a quell’inferno. Ma nulla! Ne seguì un esaurimento psicofisico talmente profondo che mi costrinse a rinviare di un anno l’esame di diploma.
In quel periodo feci ricerche su ricerche. Questo mio peregrinare mi portò fino a Londra presso una delle scuole del Dr. Gil Boyne, esponente di spicco nel panorama internazionale delle discipline mentali.
Entrare in contatto con quelle conoscenze fu un enorme sacrificio, soprattutto a livello economico. Il Dr. Boyne aveva aiutato a uscire dal tunnel dell’insicurezza personalità come Sylvester Stallone, Dolly Parton, Valerie Austin… E una sua consulenza non costava certo due soldi!
Il mio “percorso di rinascita”, come amo definirlo, fu molto impegnativo e durò 4 lunghi mesi. Ma tutto quel lavoro su me stesso fu per me a dir poco illuminante. Al punto che decisi di farne una professione.
Completai gli studi musicali. L’esame di diploma fu un’esperienza decisamente più serena e gratificante rispetto alle precedenti. I miei nervi non erano più come saette di elettricità impazzite, e le mani rispondevano molto meglio alle mie intenzioni. Mi diplomai a pieni voti e fui anche menzionato sulla rivista “Suonare News” come uno dei migliori diplomati d’Italia.
Subito dopo iniziai a perfezionare gli studi in discipline mentali presso numerose scuole internazionali. Nel 1996, presi la decisione definitiva di mettere la mia esperienza a disposizione di tutti coloro disposti a lavorare per superare i propri limiti e paure.
La strada per passare da spettatore pagante dei tuoi fallimenti a protagonista ben retribuito dei tuoi successi non è facile. Nonostante questo TUTTI la possono percorrere e TUTTI possono arrivare al traguardo.
Per comprendere bene la paura del pubblico devi immaginare il binomio mente – corpo come un complesso e delicato strumento musicale. Questo strumento, a causa di un uso inconsapevole o traumi subiti durante la sua vita, può scordarsi, oppure i suoi meccanismi possono andare fuori sincrono, incepparsi ecc.
Queste anomalie possono accentuarsi in determinate circostanze. E’ quando, ad esempio, ti trovi nel bel mezzo di un’esecuzione in pubblico: fragilità e insicurezze vengono subito a galla rovinandoti la festa.
Ma, come tutti gli strumenti musicali, anche il complesso della tua sfera emotiva può essere riparato e accordato per ottenere la giusta intonazione.
La tavolozza sonora delle tue emozioni può essere ri-armonizzata in modo da trasformare quelle emozioni da nemici implacabili a preziosi alleati, in grado di dare vita a interpretazioni memorabili.
Questo è il cammino che andiamo a percorrere insieme nel momento in cui ti senti pronto ad iniziare.
E’ importante che tu sappia che non posso aiutare tutti. Posso fornire il mio supporto soltanto a persone in possesso di questi pochi ma indispensabili requisiti:
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