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Mauro Biglino: Gesù tra luce e tenebre

Torniamo a parlare di Gesù per il motivo  molto semplice che pare che, insomma, succeda con lui quello che succede e succede da secoli con  l’Antico Testamento.

Cioè si parla del cosiddetto Dio dell’Antico Testamento come se l’Antico Testamento non esistesse e molto spesso si parla di Gesù un po’ come se il Nuovo Testamento  non esistesse. Però non bisogna dimenticare che, vero o inventato che sia, ciò che noi sappiamo di  questa figura è contenuto in questo libro cioè nel Nuovo Testamento e quindi, se noi vogliamo parlare  di quella figura, non possiamo prescindere da ciò che c’è scritto qui.

Anzi dobbiamo dedicargli molta attenzione perché altrimenti finiamo per inventare nuove teologie, cosa che peraltro sta avvenendo. Il  discorso principale che ho già fatto altre volte è quello della necessità di contestualizzare la  figura di Gesù nell’ambiente storico nel quale sarebbe vissuto.

L’altra volta vi ho parlato dei  criteri che vengono utilizzati dagli esegeti per tentare di capire se i Vangeli in particolare sono veri oppure no e quindi, insomma, tutta una serie di categorie che vengono applicate proprio  perché certezze non se ne hanno.

Ma, nell’ambito di questa incertezza, una certezza che invece ci viene  da sempre presentata è quella che Gesù si pone come figura unica sia nel suo ambiente storico sia  poi nella storia in generale e quindi come figura che ha stravolto quello che era… quella che doveva  essere, voleva essere la credenza, cioè il Giudaismo dei suoi tempi.

Quindi ci viene raccontato  appunto del fatto che Gesù era in continua lotta con i Farisei proprio per imporre una nuova  legge. Già abbiamo cominciato a vedere che le cose non stavano così ma oggi facciamo una serie di  contestualizzazioni tra l’altro anche parlando e raccontando ciò che ci dice un importantissimo  Gesuita anche sulla uscita di Gesù dal sepolcro, ma lo vediamo dopo.

Adesso vorrei intanto, proprio  nell’ambito di questa contestualizzazione, partire dagli Atti degli Apostoli proprio per far  capire qual era l’ambiente storico e far capire che c’erano in realtà dei Farisei che erano dalla  parte di Gesù. Allora, ad esempio, se noi prendiamo gli Atti degli Apostoli nel capitolo 5 ,dove si  parla degli Apostoli che vengono addirittura arrestati perché dicevano cose che  non piacevano soprattutto alla casta dei Sadducei cioè all’alta casta sacerdotale che deteneva  il potere e, come sempre, deteneva il potere in combutta con il potere laico che in quel momento  era rappresentato dall’impero Romano.

Allora nel capitolo 5, dove appunto vengono narrate anche le  cose che gli Apostoli dicevano a loro difesa si dice “Ma quelli udendo queste cose si esasperarono  e volevano ucciderli. Allora si alzò nel Sinedrio” che era l’assemblea, il tribunale  “un Fariseo di nome Gamaliele, dottore della Legge onorato da tutto il popolo, e richiese che gli  uomini” cioè gli Apostoli “fossero condotti fuori un momento poi disse: Israeliti riflettete bene su  ciò che state per fare di questi uomini.

Tempo fa venne Teuda dicendo di essere qualcuno e a lui si  aggregarono circa 400 uomini ma fu ucciso e i suoi aderenti furono dispersi e finirono nel nulla. Dopo  di lui sorse Giuda il Galileo” che probabilmente è legato tra l’altro alla figura di Gesù proprio dal  punto di vista familiare “nei giorni del censimento e trascinò gente dietro di sé ma anche egli finì  male e i suoi aderenti furono dispersi.

Per il caso presente” cioè per i Gesuani cioè questi Apostoli  che avevano conosciuto e seguito direttamente Gesù, quindi “per il caso presente vi dico: non  impicciatevi di questi uomini e lasciateli fare. Se questo è un progetto o un’impresa di uomini sarà  distrutta ma se viene da Dio” e sappiamo che cosa si intendeva per Dio allora, cioè nell’ambiente  del Giudaismo, ne abbiamo parlato tante volte, erano i cosiddetti Elohim, era comunque l’Elohim  che governava su Israele “non potrete annientarli.

Guardatevi dal farvi trovare in lotta con Dio” quell’  Elohim che governava Israele. “Si attennero al suo consiglio e, richiamati gli Apostoli, li fecero  percuotere e comandarono loro di non parlare più del nome di Gesù, quindi lì rilasciarono”. quindi  qui abbiamo un Fariseo, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo, che prende le difese dei  seguaci di Gesù, altro che essere in contrasto.

Ma non basta, andiamo avanti. Sempre negli Atti degli  Apostoli dove si parla del Concilio tenuto a Gerusalemme per stabilire le regole che andavano  applicate anche a quelli che aderivano a questa nuova predicazione non prevenendo direttamente  dal Giudaismo – già vi ricordate quando ho parlato dei diversi Giudaismi che esistevano allora  e c’era, tra le varie correnti, c’era quella degli Ellenisti cioè quelli che erano appunto, come  dire, vicini al pensiero, alle idee dell’ideologia greca – e in questo concilio si dice “Ma si alzarono  alcuni della setta dei Farisei che erano divenuti credenti e dissero: bisogna circonciderli e ordinare  loro di praticare la legge di Mosè”.

Quindi qui la discussione verteva sul fatto se questi nuovi  adepti che provenivano dall’esterno e che quindi non erano circoncisi dovessero subire questo  tipo di intervento. Bene. Qui ci sono dei Farisei che stavano chiaramente dalla parte dei Gesuani  e che esprimevano la loro opinione dicendo che i nuovi dovevano essere circoncisi per potere essere  accettati, ma erano Farisei che seguivano i Gesuani e, nell’ambito di queste discussioni che c’erano  sempre fra di loro, esprimevano la loro opinione.

Ma sempre negli Atti degli Apostoli abbiamo un  ulteriore esempio di contestualizzazione. Abbiamo addirittura Paolo. Paolo che è il fondatore,  il creatore del Cristianesimo cioè colui che ha preso la figura di Cristo e l’ha trasformata da Rabbi  giudeo, ebreo messianista, in ciò che sappiamo, in ciò che è poi stato tramandato nel corso della  tradizione e in ciò su cui è stato costruito tutto il sistema della Chiesa Cristiana romana.

E  allora Paolo, quando anche lui viene sottoposto a processo davanti al Sinedrio, dice “Fratelli,  io sono Fariseo, figlio di Farisei. Io sono sotto il giudizio a motivo della speranza nella  resurrezione dei morti. Appena dette queste parole scoppiò un tafferuglio tra Farisei e Sadducei e  l’assemblea si divise. I Sadducei infatti dicono che non c’è né Risurrezione né Angelo né Spirito,  mentre i Farisei ammettono tutte queste cose”.

Ora qui ci sono due elementi importanti. Il fondatore  del Cristianesimo è un Fariseo, dichiaratamente Fariseo e quindi dire che Gesù era contro  i Farisei significa andare contro la storia, significa andare contro le fondamenta stesse del Cristianesimo e si dice anche un’altra cosa: che, partendo dallo stesso libro cioè partendo  dalla stessa tradizione contenuta nell’Antico Testamento, c’erano correnti talmente diverse,  Sadducei e Farisei, che dicevano in relazione all’aldilà l’esatto opposto gli uni degli altri.

Cioè per i Sadducei non esisteva né Resurrezione, né Angelo, inteso come entità spirituale, né Spirito,  mentre i Farisei credevano in questo. Dunque vedete che porre Gesù contro i Farisei significa fare  una vera e propria mistificazione dimenticando invece il contesto storico nel quale questa figura  va inserita.

Quindi a questa figura non vanno poi attribuite tutte quelle caratteristiche che  sono state elaborate, diciamo pure inventate nel corso dei secoli, per renderlo differente,  per giustificare il fatto che lui ha creato una religione nuova. No! Non era sua intenzione, non l’ha  fatto, l’hanno fatto gli altri, lui era pienamente inserito. Adesso andiamo a vedere delle cose  che lui diceva anche su temi importanti e che erano dette esattamente nello stesso modo nella  tradizione farisaica poi passiamo anche a quel discorso che vi ho anticipato prima sul Gesuita  e sulla uscita di Gesù dal sepolcro.

Adesso lasciamo gli Atti degli Apostoli e torniamo nei  Vangeli. Precisamente andiamo nel Vangelo di Matteo, al capitolo 7 dove Gesù fa un’affermazione  importante. Dice “Quanto dunque desiderate che gli uomini vi facciano Fatelo anche voi a loro, questa  infatti è la Legge e i Profeti”.

Cioè Gesù qui dice che tutta la Legge, tutta la Torah mosaica si  riassume in questa affermazione, cioè: fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi. Io su  questo avrei delle considerazioni personali perché non sempre agli altri piace che noi facciamo a  loro ciò che piacerebbe a noi perché, come dire, le convinzioni potrebbero essere diverse ma insomma  non entriamo nel merito di questa discussione che implica poi delle posizioni soggettive, rimaniamo  alla oggettività del testo.

Quindi lui dice questo ma non era il solo a dirlo perché, in realtà, lo  dicevano altri Maestri. Per esempio Hillel il Vecchio, uno dei massimi Maestri del Giudaismo – e  questo è riportato nel Talmud Babilonese diceva “Ciò che è odioso per voi non farlo al tuo compagno.  Questa è tutta la Torah, il resto è elaborazione”. Cioè esattamente le parole di Gesù, non c’è  nessuna, assolutamente nessuna differenza.

Tra l’altro questo passo viene ricondotto da molti  esegeti a ciò che si dice nel passo del Levitico. Levitico, capitolo 19 versetto 17 “on coverai  nel tuo cuore odio contro il tuo fratello. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli  del tuo popolo ma amerai il tuo prossimo come te stesso”. Ora, di questo concetto di prossimo abbiamo  già parlato ma vale la pena di rimarcarlo proprio alla luce delle traduzioni che gli Ebrei fanno  di questi passi.

Gli Ebrei – e qui mi riferisco alla Università Ebraica di Gerusalemme quindi, come  dire, siamo al top di quelle che sono le fonti alle quali ci possiamo rifare – quando citano questo  passo del Levitico dicono appunto: tu non nutrirai il sentimento di vendetta eccetera… ma tu amerai  il tuo “neighbor as yourself”. Nneighbor, lo sappiamo, in Inglese è il tuo vicino di casa, in questo  caso, siamo nel Levitico, è il tuo vicino di tenda perché queste erano leggi che venivano date  quando – da Mosè – quando erano nel deserto.

Quindi il concetto di prossimo allargato è un concetto che  è stato elaborato successivamente: non c’è, non c’è nell’Antico Testamento e per certi aspetti non c’è  neppure nel Nuovo, adesso lo vedremo. Quindi colui che bisogna amare come noi stessi è il nostro  vicino, secondo questa legge, dopo di che è chiaro che se tutti amassimo tutti gli abitanti del mondo  allo stesso modo vivremmo in un paradiso terrestre. Su questo non ci sono dubbi.

Chi può mettere in  discussione un’affermazione del genere!? Basta guardarsi attorno per capire cosa sta succedendo  visto che manca questo amore. Quindi non dico che non bisogna amare, dico che in quei libri non c’è  scritto ciò che ci viene detto e che invece a quei libri viene attribuito. Poi Hillel il Vecchio  diceva, appunto come vi ho letto, ciò che è odioso per voi non farlo “to your fellow”, al tuo “compagno”.

Di nuovo viene ribadito che questo comportamento deve essere tenuto nei confronti del vicino, non  del prossimo in generale. Questi sono concetti che vanno tenuti ben presenti per rimanere fedeli  a ciò che c’è scritto all’interno di questi testi dai quali vengono poi fatte partire quelle  elaborazioni che diventano, per carità, interessanti, anche accettabili anche, direi, doverosamente  applicabili ma che non sono contenute in quei testi.

Adesso andiamo avanti nel  vedere altre affermazioni importanti. A conferma di quanto vi ho appena detto passiamo a Luca,  capitolo 1 dove si parla della annunciazione da parte di Gabriele a Maria sul concepimento di Gesù  e si dice “Ecco tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio, lo chiamerai Gesù. Egli sarà  grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo, il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre  e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”.

E regnerà “sulla casa  di Giacobbe” quindi Gesù, come dice tutto l’Antico Testamento e come ribadito qui da Luca, si dice che  regnerà sui figli di Giacobbe, quindi neanche su tutti gli Ebrei, non parliamo di tutto il mondo,  neanche su tutti gli Ebrei perché già abbiamo spiegato più volte che Giacobbe era una delle  linee della famiglia abramitica dove erano tutti Ebrei ma Gesù si occupava, doveva occuparsi – qui è  detto chiaramente – della famiglia di Giacobbe e il suo regno su quella si svilupperà. nella Apocalisse  aramaica trovata nei testi di Qumran si dice esattamente ciò che è richiamato qui “Sarà  chiamato figlio dell’Altissimo”.

Allora “Lui sarà chiamato Grande, figlio di Dio. Lui sarà chiamato il  figlio dell’Altissimo. Il suo regno non avrà fine e lui giudicherà sulla terra in verità e pace” ma,  quando si parla di terra, qui si parla di terra di Israele non del pianeta Terra. Quindi esattamente  l’Apocalisse aramaica trovata a Qumran corrisponde esattamente a ciò che dice Luca nel capitolo 1  e quindi anche qui abbiamo una corrispondenza perfetta cioè una contestualizzazione storica che  ci dice come Gesù facesse pienamente parte del suo tempo.

Voglio riprendere ciò che dice un Gesuita  il Gesuita Jean Daniélou, Cardinale, Accademico di Francia, Docente di teologia, uno dei sostenitori  del “Movimento di ritorno alle fonti” che è un movimento importantissimo, che è quello che noi  stiamo facendo: torniamo alle fonti per vedere ciò che veramente dicono. E, per quanto riguarda  Gesù, fa delle affermazioni interessantissime partendo dalla cosiddetta Ascensione di Isaia, uno  di quei testi che stanno al di fuori del canone ufficialmente accettato dalla Chiesa, ma questo  Gesuita dice giustamente: torniamo alle fonti. E qui lui, ovviamente non vi sto a leggere tutto  perché lo studio è molto articolato e complesso, ma dice in sostanza che Gabriele e lo Spirito Santo  sono esattamente – erano per l’Ascensione di Isaia – esattamente la stessa cosa.

Quindi, quando si parla  di Spirito Santo in realtà si parla di Gabriele perché si dice che “si vede che è frequentemente  citato l’Angelo dello Spirito Santo che è identico a Gabriele”. Cioè, quando si parla di Angelo dello  Spirito Santo, dice Jean Daniélou, si parla di Spirito Santo e dice “ed è dunque proprio lo  Spirito Santo che occorre senza dubbio vedere in questo Angelo”.

Cioè lo Spirito Santo si identifica  con quello che in alcuni testi, come l’Ascensione di Isaia, viene chiamato l’Angelo dello Spirito  Santo. Poi dice che quindi “si vedrà che questo è uno degli aspetti di Gabriele” cioè l’Angelo  dello Spirito Santo è Gabriele ma l’Angelo dello Spirito Santo è lo Spirito Santo dunque,  per la proprietà attività transitiva, Gabriele è lo Spirito Santo. E ancora ripete “L’Angelo dello  Spirito Santo nell’Ascensione è una trasposizione di Gabriele e lo Spirito Santo è rappresentato  sotto la categoria di Gabriele e quindi l’Angelo dello Spirito Santo nell’Ascensione di Isaia  è una cristianizzazione del tema giudaico di Gabriele e è proprio lo Spirito Santo che  bisogna riconoscere in Gabriele”.

Quindi su questo il Gesuita non ha dubbi “L’angelo dello  Spirito Santo è dunque Gabriele ma poiché abbiamo stabilito che l’Angelo dello Spirito Santo è  lo Spirito Santo abbiamo qui un’assimilazione dell’Angelo Gabriele allo Spirito Santo negli  episodi della nascita di Gesù”. Cioè, quando si dice che lo Spirito Santo produce la gravidanza di  Maria in realtà – stando a questa affermazione di Jean Daniélou, che è certo uno dei più importanti  studiosi nell’ambito dei Gesuiti – a creare, a produrre la gravidanza in Maria è Gabriele.

Ma Gabriele, lo sappiamo dal libro di Daniele, era un” ish”, cioè era un uomo e lo dice Daniele  nel capitolo 9, al versetto 21 dove dice “Mentre dunque parlavo e pregavo Gabriele che io  avevo visto prima in visione volò veloce verso di me. Era l’ora dell’offerta della sera”.  Questa è la traduzione dove però manca una parola, manca una parola importantissima,  perché nella Bibbia ebraica c’è scritto “hahish gevriel” che quindi arriva “muaf beyaaf” cioè “essente affaticato di fatica” e questo è  chiaramente tradotto nel Dizionario di etimologia ebraica pubblicato dall’università di Haifa.

Quindi abbiamo questa trasposizione: lo Spirito Santo è Gabriele, Gabriele è un uomo, quest’uomo  è quello che si presenta a Maria e dice che lo Spirito Santo, cioè In realtà lui, stando a ciò che  dice Jean Daniélou, produrrà in lei la gravidanza e da questa gravidanza nascerà Gesù. Quindi qui  siamo di fronte veramente delle affermazioni che stravolgono tutto ciò che ci viene insegnato.

Ma non solo: Jean Daniélou procede e, riprendendo lui stesso il Vangelo di Pietro, dice che “un  altro passo che concerne Gabriele riguarda la resurrezione di Cristo tra le cui circostanze  l’autore descrive la discesa dell’Angelo della Chiesa che è nei cieli e l’apertura della tomba  il terzo giorno da parte dell’Angelo dello Spirito Santo e di Michele, il capo degli Angeli Santi”.

Di Michele abbiamo già parlato ampiamente: gli ho dedicato più video. E dice che questo testo ricorda  il Vangelo di Pietro in cui due Angeli sollevano il Cristo che esce dalla tomba. Il Vangelo di  Pietro in realtà dice di più: dice che nella notte arrivò una luce dal cielo, scesero due individui  che Jean Daniélou giustamente dice sono due Angeli, cioè due di quelli che operavano per conto  degli Elohim, spostano la ruota, la grande ruota che chiudeva la tomba, quindi aprono la tomba, entrano,  escono tre persone di cui una delle tre, cioè Gesù, veniva sorretto perché non riusciva a camminare  e anche qui, precisa il Gesuita, che questi due Angeli “sollevano il Cristo che esce dalla tomba”.

Sono questi due inviati questi, due rappresentanti degli Elohim che sollevano Gesù esattamente come  dice il Vangelo di Pietro. Quindi siamo in una contestualizzazione totalmente diversa da  quella che ci viene raccontata.

È ovvio che io non so se questa sia la verità perché proprio il capo  dei Gesuiti, lo ricorderò sempre, dice che al tempo di Gesù non c’erano i registratori e dunque  non sapremo mai quale sia stata la verità, non avremmo mai la certezza ma, se vogliamo parlare di  Gesù, dobbiamo rifarci alle fonti senza inventare nuove teologie che contemplano tutta una serie  di elaborazioni… poi abbiamo nella storia anche tutto il discorso delle stimmate alle quali  varrebbe la pena di dedicare un video intero perché sono una situazione, un dato di fatto, ma  sul quale bisogna fare delle riflessioni molto importanti e molto profonde anche se, in realtà,  molto semplici.

Un altro concetto importante che ci viene presentato spesso come unico è quello  di Gesù come luce, come luce del mondo. E questo è, ad esempio, rimarcato in Giovanni, nel  capitolo 12 dove, nel versetto 35, si dice “Ancora per poco la luce è con voi. Camminate mentre avete  la luce affinché non vi sorprendano le tenebre. Chi cammina delle tenebre non sa dove va. Mentre  avete la luce credete alla luce per diventare Figli della Luce”.

Bene, sempre riprendendo le  traduzioni dell’Università di Gerusalemme si parla esattamente di questo e se ne parla nei testi  di Qumran. Vi ricorderete che quando ho fatto… ho rappresentato le varie categorie di pensiero giudaico  o pensiero religioso che era presente, che erano presenti, al tempo di Gesù ho parlato anche uno dei  Qumraniti che alcuni identificano con gli Esseni, identificazione assolutamente non documentata,  non certa, magari c’erano anche degli Esseni ma, insomma, comunque torniamo ai testi di Qumran  dove si parla esattamente dello stesso concetto, cioè si dice che “Il primo assalto dei Figli della  Luce sarà condotto contro i Figli delle Tenebre” i figli del buio “e non ci saranno sopravvissuti  tra i Figli delle Tenebre”.

Qui il concetto di perdono non c’è, la lotta è, come si usa dire,  all’ultimo sangue: i vincitori e i perdenti. E quindi “alla fine ci sarà gloria e lunga vita per  i Figli della Luce” mentre i Figli delle Tenebre sono destinati a soccombere. Quindi abbiamo in  Giovanni e nei testi di Qumran esattamente le stesse affermazioni sulla distinzione tra i  Figli della Luce e i Figli delle Tenebre e questo è un altro concetto molto importante che  ci dà l’idea di come la figura di Gesù fosse  perfettamente inserita nel suo contesto storico.

Questo concetto della lotta tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre collegato alla totale  mancanza, diciamo, di compassione, di pietà nei confronti dei Figli delle Tenebre che devono  essere annientati è ripreso anche da Paolo, dal Fariseo Paolo che ha inventato il Cristianesimo,  non dimentichiamolo mai, dal Fariseo Paolo che ha elaborato il Cristianesimo.

Nella Lettera ai  Tessalonicesi, nella Prima Lettera, dice “Circa il tempo e allora fratelli non avete bisogno che  vi scriva. Quando diranno: pace e sicurezza, allora improvvisa li colpirà la rovina, come i dolori del  parto la donna incinta e non sfuggiranno. Ma voi fratelli non siete nelle tenebre” quindi quelli  che non sfuggiranno sono i Figli delle Tenebre “sì che quel giorno vi sorprenda come un ladro.  Siete tutti Figli della Luce e Figli del Giorno”.

Quindi anche qui Paolo il Fariseo, lo ripeto perché  bisogna averlo ben chiaro nella testa, il fondatore del Cristianesimo era assolutamente in linea con  le affermazioni del suo tempo che si trovano e che sono state fortunatamente trovate nei testi di  Qumran che ci aiutano a capire moltissimo sulle origini del Cristianesimo e non è un caso che per  alcuni decenni questi testi non siano stati messi a disposizione degli studiosi, perché rimettono  in discussione ciò che si crede di sapere delle origini del Cristianesimo e lo si crede di  sapere perché così ci è stato raccontato.

Ma noi andremo avanti nel raccontare come Gesù  fosse uno dei tanti Farisei del suo tempo, uno dei tanti Maestri del suo tempo, anche se le  questioni, le azioni, le situazioni relative alla sua nascita e relative a ciò che è successo  dopo che è stato messo in croce – non morto in croce ma tirato giù vivo e portato via dagli  emissari degli Elohim – quindi, a parte questo, lui ha cercato di condurre la sua missione che  era una missione che riguardava esclusivamente Israele, e l’ha fatto da Maestro quindi da Rabbi,  giudeo, messianista, indipendentemente da ciò che poi ci viene raccontato in seguito.

Quindi io  mi immagino anche Gesù che osserva, ad esempio, coloro che si riuniscono alla domenica in San  Pietro per sentire parlare di lui e dice: ma qui si raccontano cose con le quali io non c’entro  assolutamente nulla.

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