Il senso di colpa non è propriamente un’emozione, è più una vita parallela. Una di quelle che fanno parte del fascio di vite sincroniche che compongono la tua esperienza individuale e che ti danno l’illusione di muoverti nello spazio e nel tempo. Cammina di fianco a te, ti accompagna ovunque, influisce nelle tue scelte, anzi, diciamo pure che sceglie al posto tuo. Per brevi periodi sembra scomparire come un fiume che si incanala nel sottosuolo. Ma, non appena tenti di fare una scelta consapevole, ecco che si ripresenta.
Questa vita parallela non sa di essere un senso di colpa, semplicemente vive come vive un filo d’erba in mezzo a migliaia di altri fili d’erba in un prato. Sei tu che le dai questa etichetta, che le dai un nome, una forma, un orientamento nel tempo e nello spazio: fai di essa una componente vettoriale della tua esperienza.
E’ interessante notare come il senso di colpa diventa plasmabile in una regressione ipnotica. Assume l’aspetto di un romanzo, si anima come i personaggi di un film. Ecco perchè mi azzardo a definirlo come “vita parallela”. Il soggetto in ipnosi diventa l’autore di quel romanzo e ne può decidere una volta per tutte il finale. Oppure si può assistere ad un fenomeno simile al riavvolgimento inverso di una pellicola. Un filmato che riprende la rottura di un vaso in mille cocci e che all’improvviso va a ritroso tornando a mostrare il vaso integro. Avviene in ogni caso una trasformazione la cui energia liberata produce un salto di consapevolezza e un’avanzamento nella crescita individuale.