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Patanjali Yoga Sutra 1
Home » Commentari » Patanjali » Patanjali Yoga Sutra 1
Ora la disciplina dello Yoga.
Commento
Viviamo in una profonda illusione – l’illusione della speranza, del futuro, del domani. L’uomo non può esistere senza autoinganni. Nietzsche afferma che l’uomo non può vivere con il vero: ha bisogno di sogni, di illusioni, ha bisogno di bugie per esistere. E Nietzsche molto probabilmente ha ragione. L’uomo non può esistere con la verità. Questo deve essere compreso molto profondamente perché senza comprenderlo, non puoi comprendere a fondo il vero spirito dello yoga.
La mente deve essere compresa profondamente – la mente che ha bisogno di bugie, di illusioni; che non può esistere con il reale, che ha bisogno di sogni. Non sogni solo di notte. In questo momento stai sognando con il cervello in stato di veglia. Puoi leggere, ascoltare, ma una corrente di sogno continua a fluire dentro di te. La mente crea sogni, immagini, fantasie.
Gli scienziati dicono che un uomo può vivere senza dormire, ma non può vivere senza sogni. Anticamente si pensava che il sonno fosse una necessità, ma ora la ricerca moderna dice che il sonno non è davvero una necessità. Il sonno è necessario solo per poter sognare. Il sogno è la vera necessità. Se non ti è permesso di sognare e di dormire, non ti sentirai riposato al mattino. Ti sentirai stanco, come se non fossi riuscito a dormire affatto.
Nella notte ci sono periodi di sonno profondo e periodi di sogno. C’è un ritmo, proprio come il giorno e la notte. All’inizio cadi nel sonno profondo per circa quaranta, quarantacinque minuti. Poi arriva la fase dei sogni. Poi di nuovo il sonno profondo e così via. Se il tuo sonno viene disturbato mentre sei nella fase senza sogni, al mattino non avvertirai alcun disagio. Ma se il sonno viene disturbato durante la fase con sogni, al mattino ti sentirai completamente stanco ed esausto.
Molti ricercatori hanno dimostrato che la mente umana si nutre di sogni, il sogno è una necessità e il sogno è l’autoinganno totale. E questo non accade solo nella notte: anche da svegli permane lo stesso schema. In certi momenti ci sarà un sogno che fluttua nella mente, in altri non ci saranno sogni.
Quando ci sono sogni, anche se stai svolgendo un’attività, sei assente. Dentro sei occupato. Ad esempio, sei qui. Se la tua mente sta attraversando uno stato di sogno, leggerai questo testo senza comprendere ciò che leggi, perché la tua mente sarà occupata all’interno. Se non sei in uno stato di sogno, allora puoi leggere comprendendo.
Giorno e notte, 24 ore su 24, la mente passa dal non-sogno al sogno, poi dal sogno al non-sogno di nuovo. Questo è un ritmo interiore. E non ci accontentiamo di sognare nel presente, proiettiamo anche speranze nel futuro.
Il presente è quasi sempre un inferno. Puoi prolungarlo solo grazie alla speranza che hai proiettato nel futuro. Vivi oggi solo perché hai qualcosa da fare domani. Speri che succeda qualcosa domani – magari domani si apriranno alcune porte del paradiso. Ma quando verrà domani, non arriverà come un domani, arriverà come un oggi e, in quel momento, la tua mente si sarà già spostata in avanti. Vai avanti davanti a te: questo è ciò che significa sognare. Non sei uno con il reale, non sei nel presente, sei da qualche altra parte.
Quel futuro lo chiamiamo in tanti modi. Qualcuno lo chiama paradiso, altri lo chiamano illuminazione, ma è sempre nel futuro. Qualcuno spera di diventare ricco, ma quella ricchezza sarà nel futuro. Sprechi il tuo presente per ciò che non è: questo è ciò che significa sognare. Non riesci ad essere qui e ora. Sembra arduo stare nel momento.
Puoi essere anche nel passato, e questo è di nuovo sognare. Ricordi cose che non ci sono più. E il futuro non è altro che il passato proiettato in avanti: più colorato, più bello, più piacevole, più raffinato, ma pur sempre un remake del passato.
E Nietzsche ha ragione quando sostiene che l’uomo non può vivere con la verità. Ha bisogno di bugie che vive attraverso altre bugie. Continuiamo a dire che vogliamo la verità, ma nessuno la vuole. Le nostre cosiddette verità non sono altro che bugie, belle bugie. Nessuno è pronto a vedere la nuda Realtà.
La mente, così com’è, non può entrare nel percorso dello yoga, perché lo yoga è una metodologia scientifica per rivelare la Verità. Lo yoga è un metodo il cui obiettivo è una mente che non sogna. Lo yoga è la scienza per essere nel qui e ora. Yoga significa che ora sei pronto a non spostarti più nel futuro. Yoga significa che ora sei pronto a non sperare, a non saltare davanti al tuo essere. Yoga significa incontrare la Realtà così com’è.
Quindi si può entrare nello yoga, o nel percorso dello yoga, solo quando si è veramente stufi e nauseati dalle infinite bugie della mente. Se stai ancora sperando di poter ottenere qualcosa attraverso la tua mente, lo yoga non fa per te. È necessaria una totale frustrazione: la folgorante intuizione che questa mente è futile, che non conduce da nessuna parte. Ti acceca, ti inebria, non consente mai che la Realtà ti sia rivelata. Ti protegge dalla Realtà.
La tua mente è una droga. È contro ciò che è. Quindi, solo quando sei totalmente frustrato dalla tua mente, dal tuo modo di essere, dal modo in cui sei esistito fino ad ora puoi entrare nel sentiero dello Yoga.
Tanti sono interessati, ma pochi entrano perché il tuo interesse potrebbe essere solo una curiosità della tua mente. Potresti sperare, attraverso lo yoga, di ottenere qualcosa: di diventare perfetto, di acquisire poteri psichici, di sperimentare stati di beatitudine. Se il tuo obiettivo è il semplice ottenimento di queste cose, allora non ci può essere alcun incontro tra te e lo Yoga. Motivato da un tornaconto saresti totalmente contro di esso.
Yoga significa che ora non c’è speranza, ora non c’è futuro, ora non ci sono desideri. Significa essere pronto a sapere cosa sei e chi sei, non ciò che puoi ottenere o diventare. Significa interessato solo a ciò che è, perché solo il Reale può liberarti, solo la Realtà può diventare liberazione.
La disperazione totale è necessaria. E se sei davvero nella miseria interiore, non sperare, perché la tua speranza non farà che prolungare la sofferenza.
Diventa totalmente senza speranza, senza futuro, senza aspettative. E’ difficile. Occorre coraggio per affrontare il reale. Ma un momento simile arriva a tutti, prima o poi. Questo momento arriva a ogni essere umano quando sente la totale mancanza di speranza. L’insensatezza assoluta si manifesta a lui. Quando ti rendi conto che qualunque cosa tu stia facendo è inutile, che dovunque vai, non vai da nessuna parte, che tutta la vita non ha senso – improvvisamente, per la prima volta, sarai faccia a faccia con la realtà.
A meno che questo momento non ti sia già capitato, puoi continuare a fare asana, torturarti il naso con esercizi di respirazione; quello non è lo Yoga. Lo Yoga è una svolta interiore. È un totale ribaltamento. Quando non ti muovi più verso il futuro o verso il passato, allora inizi a muoverti dentro te stesso. Sei presente qui e ora. Sei pronto ad entrare in questa Realtà.
Questo momento è indicato nel primo sutra di Patanjali. Prima di parlare del primo sutra, devono essere capite alcune altre cose. Primo, lo yoga non è una religione, ricordalo. Lo yoga non è indù, non è buddista. Lo yoga è una scienza pura come la matematica, la fisica o la chimica. La fisica non è la fisica cristiana o buddista. Lo yoga è una scienza – è solo un qualcosa che è stato casualmente scoperto dagli indù. Ma non è indù. È una pura matematica dell’essere interiore. Quindi un buddista può essere uno yogi, un cristiano può essere uno yogi, un jainista, un luterano può essere uno yogi.
Lo yoga è pura scienza, e Patanjali è il nome più importante per quanto riguarda il mondo dello yoga. Quest’uomo è raro. Non c’è nessun altro nome paragonabile a Patanjali. Per la prima volta nella storia dell’umanità, quest’uomo ha portato la Verità allo stato di scienza: ha fatto della spiritualità una scienza, leggi nude; nessuna credenza è necessaria.
Le cosiddette religioni hanno bisogno di credenze. Non c’è differenza tra una religione e un’altra; la differenza è solo di credenze. Un cristiano ha certe convinzioni, un indù ne ha altre, un buddista altre ancora. La differenza è di credenze. Lo yoga non ha nulla per quanto riguarda le credenze; lo yoga non crede in nulla. Lo yoga si basa sull’esperienza. Proprio come la scienza dice esperimento, lo yoga dice esperienza. Esperimento ed esperienza sono uguali ma le loro direzioni sono diverse. Esperimento significa qualcosa che puoi fare al di fuori; esperienza vuol dire qualcosa che puoi fare dentro.
La scienza dice: non credere, dubita il più possibile. Ma non negare, perché l’incredulità è di nuovo una sorta di credenza. Puoi credere in Dio, puoi credere nel concetto di non-Dio. Puoi dire che Dio è, con un atteggiamento fanatico; puoi dire il contrario, che Dio non esiste, con lo stesso fanatismo. Gli atei, i teisti, sono tutti credenti e la credenza non è il regno della scienza.
La scienza significa sperimentare qualcosa, ciò che è; nessuna credenza è necessaria. Quindi, la seconda cosa da ricordare: lo Yoga è esistenziale, esperienziale, sperimentale. Non è richiesta alcuna credenza, non è necessaria la fede, solo il coraggio di sperimentare. E questo è ciò che manca a molte persone. Credere è facile perché la convinzione non costa fatica e non mette in dubbio il tuo mondo di illusioni.
Il credo è qualcosa che ti è stato aggiunto, qualcosa di superficiale. Ma con il credo il tuo essere non cambia. Puoi essere indù e diventare cristiano il giorno dopo. Cambiano solo le tue credenze ma tu rimani lo stesso.
Le credenze sono come i vestiti. Nulla di sostanziale viene trasformato; tu rimani lo stesso. Seziona un indù o seziona un buddista, all’interno sono gli stessi.
La credenza è facile perché non è necessario sforzarsi di fare qualcosa: è solo una medicazione superficiale, una decorazione, qualcosa che puoi mettere da parte ogni volta che ti piace. Lo yoga non è credenza. Ecco perché è difficile, arduo e a volte sembra impossibile. È un approccio esistenziale. Verrai alla Verità, non attraverso la fede, ma attraverso la tua stessa esperienza, attraverso la tua stessa realizzazione. Ciò significa che dovrai essere totalmente cambiato. I tuoi punti di vista, il tuo stile di vita, le tue credenze, i tuoi giudizi i tuoi sostegni ideologici devono essere completamente distrutti. Qualcosa di nuovo deve essere creato. Solo con quella nuova essenza entrerai in contatto con la Realtà.
Quindi lo yoga è sia una morte che una nuova vita. Come sei, dovrai morire e, a meno che tu non muori, il nuovo non può nascere. Il nuovo è nascosto in te. Tu sei solo un seme per esso, e il seme deve cadere, assorbito dalla terra. Il seme deve morire; solo allora il nuovo sorgerà da te. La tua morte diventerà la tua nuova vita. Lo yoga è sia una morte che una nuova nascita. A meno che tu non sia pronto a morire, non puoi rinascere. Quindi non si tratta di cambiare le credenze.
Lo yoga non è nemmeno una filosofia. Non è qualcosa a cui puoi pensare. È qualcosa che dovrai essere; pensare non servirebbe a nulla. Il pensiero non affonda nelle radici del tuo essere; non è la tua totalità. È solo una parte, una parte funzionale; può essere addestrato. Puoi argomentare logicamente, puoi pensare razionalmente, ma il tuo cuore rimarrà lo stesso. Il tuo cuore è il tuo centro più profondo, la tua testa è solo un ramo. Puoi stare senza la testa, ma non puoi stare senza cuore. La tua testa non è di base.
Lo yoga riguarda il tuo essere totale, con le tue radici. Non è filosofico. Quindi con Patanjali non si specula, non si pensa e non si argomenta. Con Patanjali si arriva a conoscere le leggi ultime dell’essere: le leggi della trasformazione, le leggi su come morire e come rinascere, le leggi di un nuovo ordine dell’essere. Ecco perché è una scienza.
Patanjali è raro. È una persona illuminata come Buddha, come Krishna, come Cristo, come Mahavira, Zarathustra, ma è diverso in un punto fondamentale. Buddha, Krishna, Mahavira, Zarathustra, Cristo, nessuno di loro ha un atteggiamento scientifico. Sono grandi fondatori di religioni. Hanno cambiato l’intero schema della mente umana e della sua struttura, ma il loro approccio non è scientifico.
Patanjali è come un Einstein spirituale. Un fenomeno. Avrebbe potuto vincere il premio Nobel come Einstein o Bohr o Max Planck, Heisenberg. Ha lo stesso atteggiamento, lo stesso approccio di una mente scientifica rigorosa. Non è un poeta; Krishna è un poeta. Non è un moralista; Mahavira è un moralista. È fondamentalmente uno scienziato, che pensa in termini di leggi. E lui è arrivato a dedurre le leggi assolute dell’essere umano, l’ultima struttura operativa della mente e della realtà umana.
E, se segui Patanjali, verrai a sapere che è più preciso di qualsiasi formula matematica. Fai semplicemente ciò che dice e il risultato accadrà. Il risultato è destinato ad accadere; come due più due diventano quattro. È come se riscaldassi l’acqua fino a cento gradi. Essa evapora. Non è necessaria alcuna credenza: lo fai e accade. È qualcosa da fare e conoscere. Ecco perché dico che non c’è paragone. Su questa terra, nessuno è mai stato come Patanjali.
Puoi trovare la poesia nelle espressioni del Buddha. Molte volte, mentre Buddha si esprime, diventa poetico. Il regno dell’estasi, della conoscenza suprema è così bello, la bellezza è tale, la benedizione è tale, la felicità è tale che si inizia a parlare in un linguaggio poetico.
Ma Patanjali resiste a tutto ciò. È molto difficile. Nessuno è stato in grado di resistere. Gesù, Krishna, Buddha diventano tutti poetici. Lo splendore, la bellezza, quando esplode dentro di te, ti induce a ballare, a cantare. In quello stato sei proprio come un amante che si è innamorato di tutto l’Universo.
Patanjali resiste a questo. Non usa la poesia; non usa nemmeno un singolo verso poetico. Non farà nulla con la poesia; non parlerà in termini di bellezza. Parlerà in termini di matematica. Sarà esatto e ti darà le specifiche. Queste massime sono solo indicazioni su ciò che deve essere fatto. Non esploderà in estasi; non dirà cose che non possono essere dette; non tenterà l’impossibile. Egli metterà solo le fondamenta e se segui le fondamenta raggiungerai il picco che è al di là. È un matematico rigoroso.
Il primo sutra:
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA
Ogni singola parola deve essere compresa perché Patanjali non usa una sola parola superflua.
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA.
Prima cerca di capire la parola “ora”. Questo “ora” indica lo stato mentale di cui ti stavo parlando.
Se sei disilluso, se sei senza speranza, se hai completamente preso coscienza della futilità di tutti i desideri, se vedi la tua vita come priva di significato, Patanjali ti dice “ORA sei pronto”.
Se sei nell’angoscia, nella sofferenza, non sapendo cosa fare, non sapendo dove andare, non sapendo a chi guardare, proprio sull’orlo della pazzia o del suicidio o della morte, il tuo intero modello di vita è diventato improvvisamente futile. Se questo momento è arrivato, dice Patanjali, ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA. Solo ora puoi capire la scienza dello yoga, la disciplina dello yoga.
Se quel momento non è arrivato, puoi continuare a studiare yoga, puoi diventare un grande studioso, ma non sarai uno yogi. Puoi scrivere delle tesi su di esso, puoi fare discorsi su di esso, ma non sarai uno yogi. Il momento non è venuto per te. Intellettualmente puoi interessarti, attraverso la tua mente puoi essere collegato allo yoga, ma lo yoga non è nulla se non ne fai una pratica. Lo yoga non è una scrittura. È una pratica. È qualcosa che devi fare. Non è curiosità; non è una speculazione filosofica. È più profondo di quello. È una questione di vita o di morte.
Se è arrivato il momento in cui senti che tutte le direzioni sono confuse, tutte le strade sono scomparse; che il futuro è oscuro, che ogni desiderio è diventato amaro, che attraverso i desideri hai conosciuto solo delusione; che tutto il movimento delle speranze e dei sogni è cessato:
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA.
Questo “ora” potrebbe non essere arrivato. Allora potrei continuare a parlare di yoga ma non ascolterai. Puoi ascoltare solo se il momento è presente in te.
Cos’è la disciplina? Disciplina significa creare un ordine dentro di te. Così come sei, sei un caos. Sei totalmente disordinato. Ci sono molti “io” in te, molti ego. Al mattino, un “io”; nel pomeriggio un altro “io”; di sera un terzo “io”, ma non diventi mai consapevole di questo pasticcio. Perché in te non c’è un centro che possa renderti consapevole.
“Yoga è disciplina”, significa che lo yoga vuole creare un centro cristallizzato in te. Così come sei, sei una folla e una folla ha molti impulsi. Non puoi fidarti di una folla. Gurdjieff era solito dire che l’uomo non può promettere. Chi è che promette in realtà? Non sei tu che prometti. Se prometti, chi realizzerà la promessa? Il mattino dopo quello l’io che ha promesso potrebbe non esserci più. Un altro io potrebbe aver preso il suo posto.
Questa è la caratteristica principale dell’uomo, che non può promettere. Non puoi realizzare una promessa. Continui a fare promesse ma sai bene che non puoi adempiere, perché dentro di te c’è una moltitudine di piccoli io che, a turno, prendono il comando della situazione: sei un disordine, un caos. Quindi, dice Patanjali, ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA. Se la tua vita è diventata un’assoluta infelicità, se hai realizzato che qualsiasi cosa tu fai crea l’inferno, allora è arrivato il momento. Questo momento può cambiare la tua dimensione, la tua direzione di essere.
Fino ad ora hai vissuto come un caos, una folla. Yoga significa che ora devi essere un’armonia, dovrai diventare uno. È necessaria una cristallizzazione; è necessario un centraggio. E se non raggiungi un centro, tutto ciò che fai è inutile. Stai sprecando la vita e il tempo. Un centro è la prima necessità. Tutti lo chiedono, ma non puoi chiedere. Devi guadagnartelo! Tutti sono desiderosi di essere beati, ma solo una persona centrata può essere felice. Una folla non può essere beata, una folla non ha un centro.
Beatitudine significa silenzio assoluto, e il silenzio è possibile solo quando c’è armonia – quando tutti i frammenti discordanti sono diventati uno, quando non c’è folla, ma uno solo. Quando sei solo in casa e nessun altro è lì, sarai felice. In questo momento un’intera folla sta facendo baldoria in casa tua, mentre tu non ci sei. Solo gli ospiti sono presenti, il padrone di casa è assente.
Questo centrare, Patanjali lo chiama disciplina. La parola “disciplina” è bella. Viene dalla stessa radice da cui proviene la parola “discepolo”. “Disciplina” indica la capacità di apprendere, la capacità di sapere. Ma non puoi sapere, non puoi imparare, a meno che tu non abbia raggiunto la capacità di essere.
Un uomo che sosteneva di voler essere un rivoluzionario, un riformatore sociale, andò da Buddha e disse: “Il mondo è nella miseria. Sono d’accordo con te”. Ma Buddha non ha mai detto che il mondo è nella miseria. Il Buddha diceva: “Tu sei la miseria”, non il mondo. “La vita è miseria”, non il mondo. “L’uomo è miseria”, non il mondo. “La mente è miseria”, non il mondo. Ma quel rivoluzionario disse: “Il mondo è nella miseria. Sono d’accordo con te. Ora dimmi, cosa posso fare? Ho una profonda compassione e voglio servire l’umanità “.
Buddha lo guardò e rimase in silenzio. Il discepolo del Buddha, Ananda, disse: “Quest’uomo sembra essere sincero. Guidalo. Perché stai zitto?” Allora Buddha disse a quel rivoluzionario: “Vuoi servire il mondo, ma dove sei? Non vedo nessuno dentro di te. Ti guardo ma non c’è nessuno”.
“Non hai nessun centro e, a meno che tu non sia centrato in qualche modo, creerai soltanto più malvagità. Tutti i riformatori sociali, i rivoluzionari, i leader, sono solo grandi creatori di guai, dei malviventi. Il mondo andrebbe meglio se non ci fossero leader. Loro non possono aiutare. Dicono di voler fare qualcosa perché il mondo è nella miseria. Ma non sono centrati, quindi qualunque cosa facciano creano ancora più miseria. La compassione da sola non aiuta, il servizio da solo non aiuta. La compassione attraverso un essere centrato è qualcosa di completamente diverso. La compassione attraverso la folla invece è un danno. Quella compassione è veleno”.
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA.
Disciplina significa la capacità di essere, la capacità di conoscere, la capacità di apprendere. Occorre capire queste tre cose.
La capacità di essere. Tutte le posizioni yoga non sono realmente interessate al corpo, sono preoccupate della capacità di essere. Patanjali dice che se puoi stare seduto in silenzio senza muovere il tuo corpo per poche ore, stai crescendo nella capacità di essere. Perché ti muovi? Non puoi sederti senza muoverti nemmeno per pochi secondi. Il tuo corpo inizia a muoversi. Da qualche parte senti prurito; le gambe diventano morte; molte cose iniziano a succedere.
Non puoi dire al corpo: “Ora per un’ora non ti muoverai”. Il corpo si ribellerà immediatamente. Immediatamente ti costringerà a muoverti, a fare qualcosa, e ti dirà: “Devi muoverti perché un insetto ti sta mordendo”. Non sei un essere, sei un tremore – un’attività frenetica continua. Le asana di Patanjali, le posture, non riguardano in realtà alcun tipo di allenamento fisiologico, ma un allenamento interiore dell’essere.
Se puoi rimanere in una posizione, il corpo diventerà ubbidiente; ti seguirà. E più il corpo ti segue, più l’essere in te crescerà diventando più forte. E, ricorda, se il corpo non si muove la tua mente non può muoversi, perché la mente e il corpo non sono due cose. Sono due poli di un unico fenomeno. Non sei il corpo e la mente, sei la mente del corpo. La tua personalità è psicosomatica: corpo + mente. La mente è la parte più sottile del corpo. Oppure puoi dire il contrario, il corpo è la parte più grossolana della mente.
Tutto ciò che accade nel corpo avviene nella mente, e viceversa: qualunque cosa avvenga nella mente avviene nel corpo. Se il corpo non si muove e puoi raggiungere una postura, se puoi dire al corpo “Stai zitto”, la mente rimarrà silenziosa. In realtà, la mente inizia a muoversi e cerca di muovere il corpo, perché se il corpo si muove, allora la mente può muoversi. In un corpo che non si muove, la mente non può muoversi; ha bisogno di un corpo in movimento.
Se il corpo non è in movimento, la mente non si muove e tu sei centrato. Questa posizione immobile non è un allenamento fisiologico. È solo per creare una situazione in cui può avvenire il centraggio, in cui puoi diventare disciplinato. Quando sei centrato, quando sai cosa vuol dire esserlo, allora puoi imparare, perché allora sarai umile. Allora puoi arrenderti. Quindi nessun falso ego si aggrappa a te perché una volta centrato sai che tutti gli ego sono falsi. Allora diventerai un discepolo, ovvero colui che pratica una disciplina.
Un discepolo è un grande risultato. Solo attraverso la disciplina diventerai un discepolo. Solo attraverso l’essere centrato diventerai umile, diventerai ricettivo, diventerai vuoto, e la Verità può riversarsi in te. Nel tuo vuoto, nel tuo silenzio, può venire e raggiungerti. La comunicazione diventa possibile.
Un discepolo significa colui che è centrato, umile, ricettivo, aperto, pronto, vigile, in attesa, in preghiera. Nello yoga, il Maestro è molto, molto importante, assolutamente importante, perché solo quando ti trovi in prossimità di un essere che è centrato avverrà il tuo centraggio.
Questo è il significato di SATSANG. Hai sentito la parola SATSANG? È usata in modo completamente errato. Satsang significa in stretta prossimità della Verità; significa vicino alla Verità, significa vicino a un Maestro che è diventato uno con la Verità. Se la tua attesa è diventata profonda, intensa, avverrà una profonda comunione.
Il Maestro non farà nulla, soprattutto non ti trasmetterà alcuna credenza, nessun dogma di fede, nessuna dottrina. Lui è semplicemente lì, disponibile. Se sei aperto, fluirà dentro di te. Questo flusso è chiamato SATSANG. Con un Maestro non devi imparare altro. Se puoi imparare il satsang, questo basta. Se puoi semplicemente stare vicino a lui senza chiedere, senza pensare, senza discutere: solo presente lì, disponibile, l’essere del Maestro può fluire in te. E l’essere può fluire. Sta già fluendo. Ogni volta che una persona raggiunge l’integrità, il suo essere diventa una radiazione. Sta fluendo. Che tu sia lì per ricevere o meno, non è questo il punto. Scorre come un fiume. Se sei vuoto come una nave, pronto, aperto, fluirà in te.
La vicinanza è tutto, ma solo un discepolo può essere vicino. La vicinanza significa una fiducia amorevole. Perché non siamo vicini? Perché c’è paura. Troppo vicino può essere pericoloso, troppo aperto può essere pericoloso, perché diventi vulnerabile e quindi sarà difficile per te difenderti.
Ognuno ha un territorio intorno a sè. Ogni volta che qualcuno entra nel tuo territorio, hai paura. Ognuno ha uno spazio da proteggere. Sei seduto da solo nella tua stanza, un estraneo entra nella stanza e ti spaventi.
Essere vicini significa non avere territori propri. Essere vicini significa essere vulnerabili, essere vicini significa che qualsiasi cosa accada non si sta pensando in termini di sicurezza.
Un discepolo può essere vicino per due ragioni. Uno: è centrato; sta cercando di essere centrato. Una persona che sta cercando di essere centrata diventa senza paura. Ha qualcosa che non può essere ucciso. Tu non hai nulla, quindi ecco la paura. Sei una folla. La folla può disperdersi in qualsiasi momento. Non hai qualcosa come una roccia che sarà lì qualunque cosa accada. Senza una roccia, senza una fondazione, sei come un castello di carte, destinato a essere sempre nella paura. Qualsiasi vento, persino la brezza, può distruggerti, quindi devi proteggerti.
A causa di questa costante protezione, non puoi amare, non puoi fidarti, non puoi essere amichevole. Potresti avere molti amici ma non ci sarebbe vera amicizia, perché l’amicizia ha bisogno di vicinanza. Puoi avere mogli e mariti e cosiddetti amanti, ma non c’è amore, perché l’amore ha bisogno di vicinanza, l’amore ha bisogno di fiducia. Potresti avere guru, Maestri, ma non c’è discepolo perché non puoi permettere a te stesso di essere totalmente vicino.
Un discepolo significa un ricercatore che non è una folla, che sta cercando di essere centrato e cristallizzato, almeno cercando, facendo sforzi, sforzi sinceri per diventare individuale, per sentire il proprio essere, per diventare il proprio padrone. Tutta la disciplina dello yoga è uno sforzo per farti padrone di te stesso. Come sei, sei solo uno schiavo di molti, molti desideri. Molti, molti maestri sono lì, e tu sei solo uno schiavo – strattonato in molte direzioni.
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA.
Lo yoga è disciplina. È uno sforzo da parte tua per cambiare te stesso. Molte altre cose devono essere capite. Lo yoga non è una terapia. In Occidente molte terapie psicologiche sono prevalenti ora, e molti psicologi occidentali pensano che lo yoga sia anche una terapia. Non lo è! È una disciplina. E qual è la differenza? Questa è la differenza: una terapia è necessaria se si è malati, se si è patologici. Una disciplina è necessaria anche quando sei sano. In realtà, quando sei sano, solo una disciplina può aiutarti.
Non è per i casi patologici. Lo yoga è per coloro che sono completamente sani per quanto riguarda le scienze mediche. Non sono schizofrenici; non sono arrabbiati, non sono nevrotici. Sono persone normali, persone sane senza una particolare patologia. Tuttavia, si rendono conto che qualsiasi cosa si chiami normalità è futile, qualunque cosa si chiami salute non serve a nulla. Serve qualcosa di più, qualcosa di più grande è necessario, qualcosa di più sacro e completo è necessario.
Le terapie sono per le persone malate. Le terapie possono aiutarti a venire allo yoga, ma lo yoga non è una terapia. Lo yoga è per un ordine superiore di salute, un diverso ordine di salute – un diverso tipo di essere e di totalità. La terapia può, al massimo, farti aggiustare. Freud dice che non possiamo fare di più. Possiamo renderti un membro normale e adeguato della società – ma se la società stessa è patologica, allora? E questo è! La società stessa è malata. Una terapia può renderti normale nel senso di renderti conforme alla società, ma la società stessa è malata!
Lo yoga non è terapia; lo yoga non sta cercando in alcun modo di renderti adeguato alla società. Se vuoi definire lo yoga in termini di aggiustamento, allora non è un aggiustamento con la società, ma è un aggiustamento con l’esistenza stessa. È adattamento con il Divino!
Quindi può succedere che uno yogi perfetto possa sembrare pazzo. Può guardare fuori dai suoi sensi, fuori dalla sua mente, perché ora è in contatto con una mente superiore, un ordine superiore di cose. È in contatto con la mente universale. È sempre successo così: un Buddha, un Gesù, un Krishna, sembrano sempre in qualche modo eccentrici. Non ci appartengono; sembrano essere estranei.
ORA LA DISCIPLINA DELLO YOGA.
Se la tua mente è arrivata a capire che qualunque cosa tu stia facendo fino ad ora è stata solo insensata, è stato un incubo nel peggiore o un bel sogno nel migliore dei casi, il sentiero della disciplina si apre davanti a te.
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