L’ipnotista è semplicemente una guida. Uno Sherpa che accompagna la persona nell’esplorazione del suo universo interiore. E, durante quest’esplorazione, la aiuta a scoprire e ad attivare risorse individuali utili al cambiamento e all’evoluzione.
Mi piace paragonare l’ipnosi alla Divina Commedia: dove Dante è l’esploratore del suo microcosmo e Virgilio è l’ipnotista che lo accompagna e lo guida nel viaggio.
Un viaggio che ha come prima tappa la presa di consapevolezza del proprio inferno interiore fatto di rigidità, blocchi, credenze limitanti, condizionamenti ecc.
Si passa quindi a una tappa intermedia, il Purgatorio, dove la persona comincia ad attivare le proprie risorse per il cambiamento. E infine il Paradiso del benessere autodeterminato.
L’ipnosi può essere paragonata anche alla meditazione, dove ha come vantaggio quello di aiutare la persona a meditare sfruttando, anche in questo caso, le sue caratteristiche individuali. Ad evolvere con la sua testa senza dover dipendere da un guru.
Infatti, nelle scuole esoteriche orientali e dell’antico Egitto l’ipnosi veniva largamente utilizzata. Nelle tradizioni della Valle dell’Indo, ad esempio, si chiamava Jati-Smaram. Perché si era capito che una persona può meditare in maniera più efficiente se lo fa avvalendosi dei propri mezzi. E non utilizzando una tecnica preconfezionata che può essere utile per alcuni ma inutile, se non addirittura dannosa per altri.
L’ipnosi è quindi una chiave universale, un passepartout che ci permette di accedere anche ai tesori più nascosti della nostra mente