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La regressione a vite precedenti funziona anche con chi è molto analitico?

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Una cliente che chiamerò Valeria affermò sconsolata, in più di un’occasione, “Non ci riesco” nel parlare della propria situazione personale. Era come se avesse trascorso tutta la vita ad auto sabotarsi con un atteggiamento costantemente negativo verso di sè.

Il suo atteggiamento, nei confronti del quotidiano, era ulteriormente appesantito da una rigidissima razionalità e un forte perfezionismo; una tendenza ad analizzare e argomentare anche le cose più futili.

Superare il blocco

Con una madre single e anaffettiva, desiderava disperatamente voltare pagina nella propria esistenza. Apprestandosi a intraprendere una regressione a vite precedenti, a un certo punto si mise a sedere con la schiena ritta e disse: “Non ci riesco”. Le venne chiesto di appoggiarsi allo schienale della poltrona e di ripetere quella frase, per vedere quali emozioni o sensazioni ne emergessero.

“Mi ha appena fatto male la schiena”, disse. Chiesi a Valeria di fare qualche respiro profondo, ascoltando quella sensazione, e di lasciare che l’immagine mentale, qualunque essa fosse, emergesse al mio tre. “Non riesco a uscire — mormorò, irrigidendosi — e ho le mani bloccate così — (intrecciò le dita sopra la testa). — Ahi, la mia schiena! Non dirò niente. Mi stanno frustando. Non ci riesco, non dirò niente!” Proseguì, descrivendo una vita passata in cui era stata appesa per le braccia e stirata da uno strumento di tortura, con le gambe bloccate.

“Mi sono vista nei panni di una giovane bracciante, che aveva istigato gli abitanti del proprio villaggio a ribellarsi a un proprietario terriero tirannico. Sono stata torturata perché non volevo parlare. Ora capisco perché vado su tutte le furie quando la gente prova a controllarmi! Ora capisco perchè in questa vita continuo a credere di non riuscire a fare le cose”.

Trovare gli “agganci” giusti

Le persone analitiche usano moltissimo la parte logica del cervello e hanno invece difficoltà a comunicare con la propria sfera emotiva, in cui hanno sede immaginazione e intuizione. Se emerge una sensazione corporea spontanea, ciò fornisce un aggancio molto utile, poiché distoglie la coscienza dai pensieri analitici, schivandone i blocchi, e la concentra sul corpo. In alternativa, a una persona analitica si può ricordare, prima di cominciare la regressione, che quando si va a vedere un film non si ferma la pellicola per discuterne: molto meglio guardare tutto il film e analizzarlo dopo.

Lo stesso vale quando si ripercorre una vita precedente: a volte il blocco razionale sopraggiunge perché la persona comincia a chiedersi se sta procedendo bene, se ciò che ricorda è reale o frutto della fantasia o, semplicemente, se sta ricordando la cosa giusta; lavorare con i ricordi del corpo consente alle vite passate di emergere rapidamente.

A volte possono servire diversi tentativi prima di trovare l’aggancio giusto; ma alla fine si arriva sempre a un risultato. Occorre agire un po’ come un fabbro, che prova chiavi diverse fino a che non riesce ad aprire la serratura 🙂

La storia di Giovanni

L’esempio seguente riguarda invece un cliente che chiamerò Giovanni; ecco come Giovanni superò il blocco che gli impediva di accedere alla vita precedente.

Giovanni: “Non vedo niente, è tutto bloccato”.

Operatore: “Lascia emergere la prima immagine, o pensiero, e descrivimelo”.

G: “Non arriva niente, è tutto bloccato”.

O: “Apri gli occhi e dimmi che cosa hai sperimentato”.

G: “Non è successo niente”.

O: “C’è chi ripercorre le proprie vite passate come in un sogno: sa che stanno accadendo, ma non sono chiare come se le vedesse e ascoltasse. A volte affiorano delle immagini, a volte semplicemente sopraggiungono dei pensieri”.

G: “Io non mi ricordo i sogni”.

O: “Prova allora semplicemente a creare una storia. Spesso, le storie si tramutano spontaneamente in vite passate”.

G: “Non sono creativo”.

O: “Hai mai inventato una storia per la tua bambina?”

G: “Sì”.

O: “Bene, ora fa’ lo stesso. Rilassati, inventa una storia e guarda cosa succede”.

G: (Dopo una piccola pausa) “Sono di vedetta su una nave, è fatta di legno… una nave da guerra sta veleggiando verso di noi”.

Giovanni proseguì descrivendosi nei panni di un marinaio francese, raccontando la battaglia fra la sua nave francese e un’altra, inglese, nel XIX secolo. Venne sbalzato dal suo posto di vedetta e morì precipitando sul ponte sottostante. In seguito disse: “I conflitti navali di quell’epoca mi hanno sempre affascinato, ma non avrei mai pensato di essere sul fronte francese. Inoltre, quando lo sparo mi ha colpito, facendomi cadere e uccidendomi, il petto mi ha fatto male”.

Permettere alla persona di costruire una storia le toglie l’ansia da prestazione e la aiuta a superare il blocco: alcuni clienti hanno effettivamente paura di non aver avuto una vita precedente. Per questo è importante, prima di tutto, parlare della regressione e spiegare come sarà l’esperienza; che è come un sogno, che certamente siamo noi a produrre e del quale possiamo anche essere consapevoli, ma la cui “realtà” non viene esperita dai cinque sensi.

 

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