Vorrei utilizzare questa celebre frase di J. Krishnamurti e commentarla per esprimere in questo articolo una questione che dovrebbe essere chiara a tutti i praticanti uno stile di vita spirituale. E’ inevitabile che sui sentieri spirituali si faccia della filosofia ma, più che inevitabile, direi necessario perchè, senza uno spunto teorico, sarebbe veramente difficile avere un appiglio motivazionale ad intraprendere un percorso di meditazione. Ed è proprio qui che si incorre spesso in un tranello dal quale è poi difficile uscire: la trappola consiste nel limitarsi a fare filosofia pensando che sia sufficiente per acquisire la Consapevolezza. Niente di più sbagliato e pericoloso!
La filosofia o, se vogliamo, il pensiero devono essere soltanto come un motorino di avviamento che mette in moto il desiderio di meditare. La filosofia o il pensiero fini a se stessi non portano a nulla: si finisce in un circolo vizioso fatto di interminabili disquisizioni e dibattiti che non giungono mai ad una conclusione. Un concetto tira l’altro creando una catena infinita e inutile al fine dello scopo ultimo che è quello di realizzare la Verità con l’esperienza diretta. Non per niente le pratiche spirituali più evolute hanno dei testi estremamente concisi (basti pensare alle Upanishad). Un versetto e un commento devono essere la scintilla che accende il fuoco della meditazione tutto qui, perchè la vera vita è quella vissuta in meditazione e nel godere la beatitudine della Consapevolezza. Pensare non è vivere, bisogna farsene una ragione!