La regressione a vite precedenti non deve essere intesa come un passatempo da salotto. E’ qualcosa di molto più serio che può avere implicazioni, sicuramente positive, ma anche profonde su quella che è la percezione della nostra attuale esperienza di vita.
E’ un lavoro sugli schemi inconsci che dettano le nostre reazioni automatiche ai vari contesti della vita quotidiana. Questo lavoro porta al disinnesco di emozioni negative, allo scioglimento di schemi limitanti o di blocchi emotivi. Cosa che automaticamente produce un miglioramento più o meno importante del benessere fisico, emozionale e spirituale.
Con questo in mente è importante affidarsi ad un professionista esperto che sappia assistere al meglio la persona, soprattutto che sia in grado di comprende quando è il caso di lavorare prima sui blocchi emotivi di questa vita per poi passare a quelle precedenti, oppure quando è il caso di muoversi liberamente o procedere per gradi. Questo sempre nell’interesse della persona di trarre il massimo beneficio da questo tipo di esperienze.
Il fine ultimo qual è? Arrivare alla realizzazione del “chi siamo noi realmente”. Ed è un tipo di realizzazione che non può essere afferrata dalla razionalità in quanto avviene attraverso canali emozionali. Cercare di spiegare a parole questo tipo di realizzazione, di presa di consapevolezza, sarebbe come tentare di spiegare, sempre a parole, il sapore dell’arancia o il profumo della rosa. Sappiamo tutti che non è possibile. L’unico modo per comprendere il sapore dell’arancia consiste nell’assaggiare un’arancia.
Questo, a mio avviso, è quello che dovrebbe essere il corretto approccio all’ipnosi regressiva e alla regressione a vite precedenti.