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Chiusura emotiva: comprensione della teoria polivagale

teoria polivagale

“Teoria polivagale semplificata”

La teoria polivagale spiega tre diverse parti del nostro sistema nervoso e le loro risposte a situazioni stressanti. Una volta comprese queste tre parti, possiamo vedere come e perchè reagiamo a forti quantità di stress.

È una spiegazione affascinante di come il nostro corpo gestisce lo stress emotivo e di come possiamo usare diverse procedure per riscrivere l’effetto del trauma.

PERCHÉ È IMPORTANTE LA TEORIA POLIVAGALE?

Per i terapeuti, applicare la teoria polivagale può aiutare con:

  • Comprensione del trauma e del PTSD
  • Comprendere i meccanismi dell’attacco e della fuga nelle relazioni
  • Comprendere come lo stress estremo porta alla dissociazione o alla chiusura
  • Capire come leggere il linguaggio del corpo

Ci piace pensare alle nostre emozioni come eteree, complesse e difficili da classificare e identificare.

La verità è che le emozioni sono risposte a uno stimolo (interno o esterno). Spesso si manifestano come fulmini a ciel sereno, specialmente se non siamo in contatto o incongruenti con la nostra vita emotiva interiore.

Il nostro desiderio primario di rimanere in vita è più importante, per il nostro corpo, rispetto alla semplice idea razionale di rimanere in vita. È qui che entra in gioco la teoria polivagale.

Il sistema nervoso è sempre in esecuzione in background, controlla in automatico le funzioni del nostro corpo in modo da consentirci di pensare ad altre cose, come il tipo di gelato che vorremmo ordinare o come ottenere quell’avanzamento di carriera. L’intero sistema nervoso lavora in tandem con il cervello e può gestire autonomamente la nostra esperienza emotiva, anche se non lo vogliamo.

LA STORIA DI UNA GAZZELLA…

Gli animali sono un ottimo esempio di come il sistema nervoso gestisce lo stress, perché reagiscono primariamente, senza consapevolezza. Fanno quello che faremmo, se non fossimo così ben “addomesticati”.

Se hai mai visto un documentario del National Geographic, viene spesso mostrata una leonessa che insegue una gazzella. Un gruppo di gazzelle sta pascolando e improvvisamente una alza lo sguardo, iper consapevole di ciò che sta accadendo intorno a lei. L’intero gruppo la nota e presta attenzione.

Dopo un istante, la leonessa inizia la sua caccia. La gazzella che ha individuato il pericolo corre più veloce che può (sistema nervoso simpatico), fino a quando non viene catturata. Quando viene catturata, diventa immediatamente inerte (sistema nervoso parasimpatico).

La leonessa trascina la gazzella dai suoi cuccioli, i quali iniziano a giocarci prima di ucciderla definitivamente. Se la leonessa viene distratta e la gazzella vede un momento di opportunità, si alza e scatta di nuovo, sembrando improvvisamente tornata in vita (di nuovo in risposta al sistema nervoso simpatico).

Quando la gazzella viene catturata, con le zanne attorno al collo, si attiva il meccanismo di spegnimento: si blocca. Quando vede l’opportunità di correre, si attiva il meccanismo di lotta o fuga.

La teoria di Polivagale spiega quei tre stati: connessione, lotta o fuga e spegnimento.

Ecco come funzionano …

MODALITÀ DI CONNESSIONE

oppure … riposo e rilassamento … o caratteristica del nervo vago mielinizzato del sistema nervoso parasimpatico attivato dalla risposta del nucleo ambiguo.

Durante situazioni non stressanti, se siamo emotivamente sani, i nostri corpi rimangono in uno stato di impegno sociale o in uno stato felice, normale, rilassato.

Mi piace chiamarla “connessione”. Per connessione, intendo dire che siamo in grado di interagire (connettendoci) con un altro essere umano. Stiamo camminando senza paura, godendoci la giornata, mangiando con gli amici e la famiglia e il nostro corpo e le nostre emozioni sono normali.

Si chiama anche risposta vagale ventrale, perché questa è la parte del cervello che viene attivata durante la modalità di connessione. È come una luce verde per la vita normale.

Che aspetto ha?

  • Il nostro sistema immunitario è alla massima efficienza.
  • Proviamo serena felicità, apertura, pace e curiosità per la vita.
  • Dormiamo bene e mangiamo normalmente.
  • Il nostro viso è espressivo.
  • Ci relazioniamo emotivamente con gli altri.
  • Comprendiamo e ascoltiamo più facilmente gli altri.
  • Il nostro corpo si sente calmo e centrato.

CONGELAMENTO, FUGA, LOTTA

… o risposta del sistema nervoso simpatico

E’ la nostra reazione immediata allo stress e colpisce quasi tutti gli organi del corpo.

Il sistema nervoso simpatico provoca quello stato di “lotta o fuga” di cui tutti abbiamo sentito parlare. Ci dà questi spunti in modo che possa tenerci in vita.

Come avviene? Che aspetto ha?

  • Percepiamo una minaccia e ci congeliamo per scansionare l’ambiente circostante alla ricerca di un pericolo reale o una via di fuga.

  • Rilasciamo cortisolo, epinefrina e noradrenalina per aiutarci a realizzare ciò di cui abbiamo bisogno: scappare o combattere il nostro nemico.

  • Il battito cardiaco accelera accompagnandosi ad abbondante sudorazione.

  • Ci sentiamo ansiosi, impauriti o arrabbiati.

  • Potrebbero esserci lampi di espressioni facciali di paura e rabbia, con lo sfondo di un volto rigido. Se sono presenti emozioni positive, queste appaiono forzate.

  • La nostra digestione rallenta mentre il sangue scorre veloce verso i muscoli.

  • I vasi sanguigni dell’apparato digerente si restringono mentre si dilatano i capillari dei muscoli necessari per correre o combattere.

  • Potremmo voler scappare, o dare un pugno a qualcuno, o reagire fisicamente in qualche modo, o semplicemente assumere un aspetto il più possibile minaccioso.

  • I nostri muscoli possono sentirsi tesi, vibranti, doloranti e rigidi.

  • Le nostre mani potrebbero essere umide.

  • Il nostro stomaco può essere dolorosamente contratto.

  • Tutti i nostri sensi si concentrano.

  • I nostri gesti possono mostrare protezione dei nostri organi vitali, pugni chiusi o gonfiore per sembrare più grandi o più forti.

In combattimento o in fuga, a un certo livello, crediamo di poter ancora sopravvivere a qualunque minaccia riteniamo pericolosa.

SPEGNIMENTO

… o risposta del Vago non mielinizzato del sistema nervoso parasimpatico proveniente dal Nucleo dorsale.

Cosa c’è di interessante in questa parte del sistema nervoso parasimpatico? La sua funzione è quella di tenerci congelati come meccanismo adattivo per aiutarci a sopravvivere, a combattere o fuggire di nuovo.

I soggetti vittime di attacchi da parte di animali feroci o di fenomeni naturali improvvisi (terremoti, trombe d’aria ecc.) riferiscono spesso di aver avuto la sensazione di trovarsi come in una sorta di sogno, in cui non c’è alcun senso di dolore o sensazione di terrore, sebbene rimanga la consapevolezza di tutto ciò che sta accadendo.

Quando il nostro sistema nervoso simpatico rileva non possiamo ancora scappare nonostante un pericolo  imminente, il sistema nervoso parasimpatico vagale – dorsale prende il controllo.

Provoca il congelamento o l’arresto, come forma di autoconservazione. (Pensa a qualcuno che è svenuto in condizioni di stress estremo).

Che aspetto ha?

    • Emotivamente, sembra dissociazione, intorpidimento, vertigini, disperazione, vergogna, senso di sentirsi intrappolati, fuori dal corpo, scollegati dal mondo

    • I nostri occhi possono sembrare fissi e persi nel vuoto

    • Il nucleo motorio dorsale attraverso il nervo vago non mielinizzato riduce la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, le espressioni facciali, i sistemi di risposta sessuale e immunitaria

    • Potremmo essere indotti a sentirci nauseati, vomitare, defecare, urinare spontaneamente

    • Potremmo sentire dolore attutito o assente

    • I nostri polmoni (bronchi) si restringono e respiriamo più lentamente

    • Potremmo avere difficoltà a pronunciare le parole o sentire la costrizione intorno alla nostra gola

    • Il nostro cervello ha un ridotto metabolismo e questo provoca una perdita di consapevolezza corporea, arti inerti, diminuzione della capacità di pensare chiaramente e riduzione della capacità di riferire ricordi narrativi

  • La postura del nostro corpo può collassare o rannicchiarsi

In modalità di spegnimento, a un certo livello, il nostro sistema nervoso crede che siamo in una situazione a rischio di morte e cerca di mantenerci in vita rendendo il nostro corpo immobile.

COME IL TRAUMA INFLUISCE SUL SISTEMA NERVOSO

Come umani, facciamo la stessa cosa di quella gazzella quando percepiamo un pericolo emotivo o fisico. Alterniamo il pascolo pacifico (parasimpatico – modalità di connessione), il combattimento o la fuga (sistema simpatico – lotta e fuga) o l’arresto (parasimpatico – modalità di spegnimento).

La nostra risposta è tutta nella nostra percezione dell’evento. Forse qualcuno stava solo giocando quando è saltato fuori per spaventarci, ma siamo svenuti. Qualunque sia il motivo, sia che l’incidente sia stato intenzionale o meno, il nostro corpo è passato alla modalità di spegnimento, lo abbiamo registrato come un trauma.

O forse l’evento del trauma è stato davvero pericoloso per la vita e il nostro sistema nervoso ha risposto adeguatamente agli stimoli.

Non importa quale fosse la causa, il nostro cervello credeva che ciò che stava accadendo fosse abbastanza pericoloso per la vita da indurre il nostro corpo ad entrare in modalità spegnimento.

Se qualcuno ha vissuto un evento così traumatico da indurre il corpo alla risposta di spegnimento, qualsiasi evento successivo che richiami alla memoria il trauma iniziale, può innescare nuovamente la risposta di blocco con conseguente disconnessione o dissociazione.

Le persone possono persino vivere in uno stato di disconnessione o spegnimento per giorni o mesi consecutivi.

I militari reduci da missioni in zone di guerra, sperimentano spesso questo fenomeno durante rumori forti e improvvisi come fuochi d’artificio o temporali. Una donna vittima di violenza o stalking, potrebbe rapidamente passare a una risposta ipervigilante o dissociata se sente che qualcuno la sta seguendo. Qualcuno che è stato abusato potrebbe essere attivato quando anche un’altra persona inizia a urlare.

Il problema si verifica quando non abbiamo elaborato il trauma originale in modo tale da risolverlo.

Questo è il PTSD (disturbo post-traumatico da stress): la reazione eccessiva del nostro corpo a un piccolo stimolo.

Le persone che subiscono un trauma con risposta di spegnimento, di solito provano vergogna per l’incapacità di agire, quando il loro corpo non si muove. Spesso rimpiangono di non aver “combattuto di più” in quei momenti.

Un militare può sentire di aver tradito i suoi compagni che sono morti intorno a lui mentre era in piedi, congelato dalla paura. Una vittima di stupro può rimproverarsi di non aver combattuto lo stupratore perché si è bloccata. Una vittima di abuso può sentire di aver smesso di tentare la fuga dal suo aguzzino e di essere debole .

COME AIUTARE LA PERSONA AD USCIRE DALLA MODALITÀ DI SPEGNIMENTO

Quindi, come possiamo uscire dalla modalità di spegnimento?

L’opposto del sistema vagale dorsale è il sistema di connessione.

Detto in termini di trattamento con ipnosi, la modalità di spegnimento può essere considerata come una trance permanente che il soggetto si è auto-inflitto. Questo tipo di auto-ipnosi negativa viene definito “trance intrapersonale”.

Durante una sessione d’ipnosi, l’operatore instaura un rapporto di fiducia con il soggetto e, guidandolo in ipnosi / auto-ipnosi, fa sì che la trance del soggetto si converta da intrapersonale ad interpersonale creando una sorta di circuito emotivo aperto che consente il deflusso della tensione.

Aiutando il soggetto a trovare le opportune metafore per ristrutturare il ricordo, è possibile, anche in breve tempo, sbloccare i contenuti congelati che di solito si localizzano al livello del cervello enterico.

Durante la procedura l’operatore deve evitare di “fare terapia”, ovvero deve astenersi dall’introdurre contenuti estranei alla realtà interna del soggetto; questo per evitare di ri-traumatizzarlo.

In parole povere, l’ipnotista deve semplicemente fungere da interruttore che apre il circuito chiuso all’interno del quale ruotano in loop i contenuti congelati.

Come operatori è quindi importante sapere come navigare negli stati polivagali.

Ecco altri suggerimenti utili:

  • Usare l’enneagramma per creare rapport. Usare l’enneagramma per identificare rapidamente i metaprogrammi e gli schemi adattivi del soggetto, è molto efficace per dimostrare a quest’ultimo che siamo in grado di comprendere le sue emozioni. Questo approfondisce ulteriormente il rapporto di fiducia.

  • Trovare il centro calmo. Molti operatori, nel tentativo di creare “empatia” col cliente, tendono a lasciarsi coinvolgere emotivamente di fronte a un racconto agghiacciante. Ma questo può essere controproducente.

    È invece importante combattere l’impulso di dissociarsi, non importa quanto sia raccapricciante l’argomento. Come operatori, potremmo dissociarci a causa della risposta del neurone specchio – per rispecchiare il cervello del nostro cliente e perché, quando sentiamo un trauma orribile, è facile immaginare che ci stia succedendo.

  • Lascia che il cliente guidi. Non andare a caccia di streghe. Se il cliente solleva una certa questione, accogli il suo intento. Ma è dannoso indurlo a tutti i costi a recuperare fantomatici “contenuti rimossi” cercando di farlo confessare.

  • Normalizza la risposta. L’intera teoria polivagale dovrebbe farci dire “grazie!” ai nostri corpi. Anche se a volte quei sistemi sono iperattivi – panico o ansia ingiustificati – il nostro corpo ci sta proteggendo, cercando di tenerci in vita.

    Il nostro corpo che reagisce in quel modo è la stessa cosa della gazzella che sta scappando o si sta congelando. E le gazzelle non hanno idea di cosa siano le emozioni in primo luogo.

    Ora che il cliente capisce che la sua risposta emotiva è stata adattiva, primaria e appropriata, può liberarcsi della vergogna causata dalla sua non reazione.

  • Aiutali a trovare la loro rabbia. La rabbia è un’emozione incredibilmente adattiva, ed è quella che non ci permettiamo di avere. Pensiamo che la rabbia sia cattiva. Ma, in realtà, la rabbia ci dà energia per superare l’ostacolo. Possiamo aiutare il paziente a vedere che aveva l’energia emotiva per vincere, ma l’energia non era in grado di manifestarsi nel momento in cui lo desiderava. Se, durante una sessione, possiamo convincere un cliente a identificare la propria rabbia, vedrà che  il suo corpo non lo ha completamente tradito in quel momento.

  • Introdurre il movimento del corpo. Poiché l’arresto ci induce a congelarci, riattivare i movimenti del corpo mentre si parla del trauma è un ottimo modo per ricollegare il corpo e la mente, per farli uscire dall’arresto.

    Ad esempio, una cliente ebbe un sinistro stradale. Quando il 118 si presentò, la legarono a una barella per caricarla sul retro dell’ambulanza. Più che l’incidente reale, essere intrappolata in quella barella fu traumatico per lei. Per l’intera corsa in ospedale, fu terrorizzata dal fatto che si fosse fratturata il collo e tutta l’ansia che circondava una ferita superficiale al collo la fece congelare per la paura.

    Anche parlando del trauma durante la sessione, il suo corpo era rigido, congelato e si stava dissociando.

    Le ho chiesto, “In che modo avresti voluto muoverti in quel momento?” Ha detto che avrebbe voluto che le sue braccia potessero muoversi. Le ho chiesto di muovere lentamente, consapevolmente, le braccia come avrebbe voluto.

    È importante fare il movimento consapevolmente e lentamente, concentrandosi sulla sensazione del movimento. Quella cliente sentì un enorme rilascio di energia. Dopo questa procedura fu in grado di raccontare la memoria come narrativa, invece di dissociarsi.

    Far muovere il cliente – pugni lenti, calciare, torcere, correre lentamente sul posto – fa passare la persona dallo spegnimento alla modalità combattimento o fuga, con l’obiettivo di passare alla modalità connessione o impegno sociale.

    Gli esercizi di movimento del corpo, in combinazione con l’auto-ipnosi, possono cambiare radicalmente la memoria.

  • Praticare l’assertività. Lo spegnimento emotivo può verificarsi all’interno di relazioni in cui una persona sente di non poter comunicare bene con l’altro.

    La pratica dell’assertività può aiutare il cliente a sentirsi più in controllo del proprio stato emotivo e sentirsi al sicuro a muoversi in modelli di relazione sani.

  • Il lavoro sul respiro, la consapevolezza e lo yoga hanno tutti un ruolo nel diventare più connessi al  corpo qui e ora. 

  • Invitare il cliente a praticare un’arte marziale. Praticare un’arte marziale come il judo, è un modo attivo per non rimanere passivi o vittime sia nella mentalità che nelle capacità. Inoltre, fare qualcosa che implica una disciplina, su base continuativa, consente di costruire la forza interiore che può farti combattere più a lungo prima di chiudere.

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