La psicologia moderna non si è mai espressa più di tanto riguardo all’immaginazione, alla percezione olistica o all’intuizione. Gran parte delle ricerche e delle pratiche terapeutiche si focalizzano sulla corteccia prefrontale del cervello. Quest’area del cervello è responsabile del pensiero razionale e logico e del linguaggio verbale. La cultura occidentale ha attribuito sempre una certa superiorità a quest’area, considerando l’immaginazione come qualcosa di secondario, riservato agli artisti, ai musicisti e agli scrittori. Quando esperienze come il ricordo di vite passate, diventano materia di discussione, spesso vengono liquidate come un prodotto dell’immaginazione.
Quando siamo rilassati, l’emisfero sinistro del cervello manifesta frequenze operative più basse (onde Theta). Queste frequenze facilitano l’utilizzo dell’immaginazione e dell’intuizione. Tuttavia, la psicologia moderna ancora brancola nel buio circa l’origine e la natura sia di immaginazione che d’intuizione .
Agli albori della psicologia, Carl Jung considerava l’immaginazione e i sogni come varchi d’accesso all’inconscio collettivo, e teorizzava l’esistenza di un “archivio” di memorie ancestrali e di vite passate. Seguendo una via alternativa, lo psichiatra Stanislov Gros studiò gli stati potenziati e superiori di coscienza. Eseguì dei test clinici con l’LSD (acido lisergico) e constatò che molti dei partecipanti accedevano spontaneamente a ricordi dell’infanzia prima inaccessibili, nonché a memorie sia di vite precedenti che di esperienze “intra-vite”.
Procedendo con la ricerca, scoprì che questi stati di espansione della coscienza si potevano raggiungere attraverso esercizi di meditazione e respirazione senza la somministrazione di LSD. Quest’ultima scoperta dimostrò definitivamente che è inutile, nonché sciocco, ricorrere alle droghe per ottenere stati modificati della coscienza ottenibili ugualmente, anche con maggiore intensità, grazie a pratiche più sane.
Roberto Assagioli, il padre fondatore della “psicosintesi” e attivo sostenitore della cosiddetta “psicologia transpersonale”, scoprì che gli stati espansi e superiori della coscienza possono essere raggiunti attraverso il rilassamento facilitato dall’ipnosi.
Il varco d’ingresso alle memorie di vite precedenti
Usare l’immaginazione per esplorare altre realtà è una pratica utilizzata fin da tempi antichissimi. Gli aborigeni australiani, ad esempio, lo chiamano il “tempo di sogno”. Nello sciamanesimo, la cui disciplina non fa distinzione fra reale e immaginario, lo sciamano entra in uno stato modificato di coscienza simile alla trance. In genere ottiene questa condizione aiutato da suoni ritmici di strumenti a percussione. Le discipline sciamaniche esistono da decine di migliaia di anni nelle tribù indigene di tutti i continenti. Purtroppo nessuna di queste antiche culture ha lasciato delle testimonianze scritte. Ma, grazie al lavoro di ricerca da noi svolto negli anni, siamo riusciti ad apprendere tali pratiche da persone che le hanno ricevute attraverso la tradizione orale.
E’ quindi innegabile che, nel tempo che trascorre su questa Terra, l’umanità usa l’immaginazione e le frequenze più basse del cervello, tipiche degli stati superiori di coscienza, come porte d’ingresso all’intuizione e ad altre facoltà, grazie alle quali le vite precedenti diventano accessibili.
Allenando il nostro potere di focalizzazione, siamo in grado di entrare in contatto con queste realtà sottili compenetrate alla dimensione fisica. Proprio come quando, con l’immaginazione, possiamo viaggiare istantaneamente. Entrando nell’archivio “akashico” della memoria, ove sono conservate le nostre vite passate, possiamo istantaneamente recuperare alcuni frammenti di esse. Occorre semplicemente trovare il cosiddetto “ponte”, ovvero il varco di accesso a questo sorprendente archivio.
Per comprendere meglio questo principio del ponte o varco, pensiamo a un computer che ha bisogno di un certo comando per accedere alla propria memoria; se si usa il giusto comando (nel nostro caso il ponte), si possono recuperare i contenuti memorizzati che ci interessano. Nel caso dei ricordi delle vite passate, il ponte può essere costituito da una frase, da un’emozione o da una sensazione fisica.