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Il paradosso del risveglio spirituale: individualità e Unicità

Il paradosso del risveglio spirituale

Questo è uno dei paradossi del risveglio spirituale: più ci si dissolve nel Divino, più si diventa unici. La dissoluzione non è dell’individualità ma dell’io. La dissoluzione non è dell’unicità ma dell’ego. Più sei un ego, più sei come gli altri, perché tutti sono egoisti.

L’ego è la cosa più ordinaria del mondo. Tutti sono egoisti; anche un neonato è un egoista, un egoista perfetto. Quindi l’ego non è un risultato di nessuno; non è straordinario. Davvero, si può dire che essere semplicemente ordinari è in realtà la cosa più straordinaria possibile, perché nessuno si sente semplicemente ordinario. Quindi sentirsi straordinari è, alla fine, la cosa più ordinaria che ci sia. Tutti si sentono così! Quindi l’ego non è qualcosa di unico.

Se hai un ego, non è qualcosa di unico. In realtà, l’assenza di ego è la cosa più unica, la più rara. Succede solo a volte. Passano i secoli e raramente accade che qualcuno diventi privo di ego: un Buddha, un Gesù. Ma quando diciamo che qualcuno diventa senza ego, accade in realtà che per la prima volta  è autenticamente radicato nell’Essere stesso. Non è più un ego.

L’ego è un’apparenza

Guardiamolo da un altro punto di vista: l’ego è un fenomeno falso, solo un’apparenza, non è una realtà. Non è qualcosa radicato nell’Essere, è solo un sogno, un pensiero, solo una costruzione mentale. Quindi, più appartieni all’ego, meno appartieni all’Esistenza. Più ti concentri sul tuo ego, meno sei autentico. Diventi falso, una bugia esistenziale.

Quando parliamo di diventare vuoto, niente, simile a una valle, intendiamo che non c’è ego – ma TU SEI! Consideralo in questo modo: io dico “io sono”, ma quando l’ego si dissolve rimane il puro “sono”. L’“io” non c’è più, ma c’è l’Essere puro, totale, incontaminato. È l’ego lo contamina.

Personalità e individualità

La parola “personalità” e la parola “individualità” non devono essere confuse. Sono totalmente diverse. Non sono affatto la stessa cosa. La personalità appartiene all’ego. L’individualità all’Essere. La personalità è solo una facciata. L’ego ne è il centro e la personalità è la circonferenza. Non è affatto individualità.

Questa parola “personalità” è molto significativa. Deriva dalla parola greca “persona”. “Persona” significa maschera. Nel dramma greco, i personaggi, gli attori, usavano maschere per nascondere i loro volti in modo che il vero volto rimaneva nascosto e la maschera diventava realtà. “Personalità” significa maschera: ciò che non sei ma solo sembri essere.

E ciascuno di noi ha molte facce; davvero, nessuno ha sola una personalità: abbiamo tutti multi-personalità. Tutti devono cambiare faccia per l’intera giornata. Non puoi restare con una sola faccia. Sarebbe difficile tirare avanti con una sola personalità, perché ogni volta che affronti qualcun altro devi usare un’altra faccia. Davanti al tuo capufficio non puoi avere la stessa faccia che hai davanti al tuo vicino di casa. Davanti a tua moglie o tuo marito non puoi avere la stessa faccia che hai davanti all’amante. Quindi, continuamente, abbiamo un sistema flessibile per cambiare i volti.

Per l’intera giornata, per tutta la vita, cambiamo continuamente faccia. Puoi esserne consapevole. Puoi sentire quando cambi una faccia e perché la cambi e quante facce hai. Quindi, in realtà, una personalità significa un sistema di facce flessibili. E quando dici che qualcuno ha una grande personalità significa solo che ha un sistema più flessibile. Non è un uomo fisso: ha un sistema più flessibile. Può cambiare molto facilmente. È un grande attore.

Questa è personalità; devi costruirla in ogni momento. E nessuno può essere a suo agio con la sua personalità. È uno sforzo costante. È stancante, ad un certo punto della giornata la tua personalità perderà il suo splendore. Al mattino la tua personalità ha un lustro, la sera si perde. Durante l’intera giornata è in continua evoluzione. Quindi quando uso la parola “personalità”, intendo una falsa apparenza che hai creato intorno a te.

Verso l’”individuazione”

L’individualità è un’altra cosa. L’individualità non significa qualcosa costruito e creato da te, ma la natura stessa del tuo essere. Ancora una volta, la parola “individualità” è molto significativa. Significa ciò che non può essere diviso, che è indivisibile. Abbiamo una natura intrinseca che non può essere divisa, che è indivisibile. Carl Gustav Jung sceglie la parola “individuazione” come definizione di questi fenomeni profondi. Ha detto che l’individuazione è la via verso la Verità, verso il Divino — individuazione: essere un individuo.

Il termine “yoga” ha lo stesso significato di individuazione. Il termine “yoga” significa ricongiungere ciò che è diventato divisibile, ricongiungere ciò che è diventato diviso, ritornare all’indivisibile. Quindi, quando traduciamo “yoga” in italiano, è del tutto lecito chiamarlo “la via dell’individuazione”. Questa individualità rimane e diventa più penetrante, diventa più acuta. Nel momento in cui perdi l’ego, nel momento in cui scarti la tua personalità, diventi individuale.

Questa individualità è un fenomeno unico, irripetibile. Un Buddha non può essere ripetuto; un Gautama Siddhartha può essere ripetuto. Si può ripetere un Gesù, ma non Gesù Cristo. Gesù è la personalità; Gesù Cristo è l’individualità. Gautama Siddhartha è semplicemente ordinario; può essere ripetuto. Chiunque può essere Gautama Siddhartha. Ma nel momento in cui Gautama Siddhartha diventa Illuminato e diventa il Buddha, ora il fenomeno è irripetibile. È unico! Non è mai stato prima e non lo sarà mai più. Questo picco di realizzazione, è così unico che non può essere ripetuto.

La differenza nell’unicità

Ogni essere realizzato è  come una valle e, in ogni valle, l’eco risuona in modo diverso, ogni valle ha la sua individualità. Buddha ha la sua, Gesù la sua, Krishna la sua. Questo deve essere compreso a fondo.

Perché Krishna, Cristo e Buddha differiscono così tanto? Sono diversi! Ma sono comunque, in un modo molto profondo, uno. Per quanto riguarda l’individuazione, sono uno; per quanto riguarda le individualità sono diversi. Sono giunti all’Indiviso. Hanno realizzato l’Indiviso, l’unità fondamentale dell’Esistenza. Ma a prescindere dalla loro individualità ora sono unici. Ecco perché dico che questo è un  paradosso.

Due persone comuni possono differire, ma la loro differenza non può mai essere totale, assoluta, mai! Anche nella loro differenza hanno delle somiglianze. In realtà, la loro differenza è sempre di grado. Anche se sono totalmente contrari l’uno all’altro, la loro differenza è di grado. Ad esempio, una persona è comunista e un’altra è capitalista, anche loro sono diverse ma solo per gradi. La persona che è capitalista è ancora comunista in misura minore; e la persona che è comunista è ancora un capitalista in misura minore. La differenza è sempre di grado. E possono cambiare, possono cambiare campo molto facilmente; non c’è problema. Di solito cambiano. La differenza è proprio come quella del freddo e del caldo, solo di gradi.

Ma un Buddha, un Krishna, un Cristo, un Maometto ecc., la loro differenza non è di gradi. Non possono mai incontrarsi. E questo è il paradosso: sono giunti all’Unità, eppure non possono mai incontrarsi. La differenza non è di gradi. La differenza è nella loro unicità.

Cosa intendo con questa unicità?

Possiamo concepire l’unità molto facilmente. Una goccia d’acqua cade nell’oceano e diventa tutt’uno con esso, ma quell’unità è semplicemente morta, un’unità morta. La goccia si perde completamente; non è da nessuna parte ora. Un Buddha non sta cadendo in quel modo. La sua caduta è in un modo diverso. Se metti una fiamma di candela davanti al sole, la fiamma diventa tutt’uno con il sole, ma l’individualità non si perde; rimane ancora se stessa. Se accendiamo cinquanta candele in una stanza, esse creeranno una luce, ma ogni fiamma sarà una fiamma unica in se stessa. Quindi questa dissoluzione nel Cosmico non è una semplice dissoluzione. È molto complessa. La complessità è questa: chi si dissolve, resta. Anzi, al contrario, per la prima volta è.

Questa individualità risuona in modo diverso, e questa è la sua bellezza. È bella! Altrimenti sarebbe tutto più brutto. Pensa: se Buddha rispondesse allo stesso modo di Gesù, il mondo sarebbe più povero, molto povero. Un Buddha risponde a modo suo, un Gesù a modo suo. Il mondo è più ricco per questo e c’è bellezza. Il mondo è più libero e puoi essere te stesso.

Ma questa distinzione va ricordata: quando dico che puoi essere te stesso pur dissolve doti nell’Uno, non intendo il tuo ego. Quando dico che puoi essere te stesso, intendo la tua natura, il tuo Sè, la tua Esistenza. Ma ha un’individualità. Quella individualità non è personalità. Quindi dico che due esseri realizzati appartengono alla stessa Esistenza, ma individualmente. Rispondono dalla stessa profondità, ma individualmente. Non c’è alcun senso dell’ego, ma l’unicità rimane.

Un’armonia di note uniche

Questo mondo non è un’unità incolore; non è monotono. Ha tanti colori; è multitonale. Puoi anche creare musica con una nota, ma sarebbe monotona e noiosa. Non potrebbe essere vivace e né bella. Un’armonia più sottile e complessa si ottiene attraverso molte note – una polifonia. Un’armonia scorre, ma non è una cosa monotona. E ogni nota ha la sua individualità. Contribuisce all’armonia totale, e vi contribuisce solo perché ha una sua individualità.

Un Buddha contribuisce solo perché è un Buddha, e un Gesù contribuisce solo perché è un Gesù. Dà una nuova nota. una nuova vibrazione. Grazie a lui è nata una nuova armonia. Ma questo è possibile solo perché ha un’individualità. E questo non è solo per le cose più profonde. Anche per cose molto banali e piccole, un Buddha e Gesù differiscono. Un Buddha cammina a modo suo; nessun altro può camminare così. Un Gesù guarda a modo suo; nessun altro può guardare così. Anche i loro occhi, i gesti stessi, le stesse parole che usano, sono unici.

Questo mondo è un’armonia di note uniche e la musica è più ricca per questo: ogni valle echeggia a modo suo.

Tutti quei benefattori che cercano di imporre un’unità morta, e che cercano di spazzare via l’individualità da ogni parte, non sono realmente consapevoli di quali sciocchezze stanno dicendo. E se potessero vincere, il mondo diventerebbe solo un mondo povero. Come può il Nuovo Testamento dire la stessa cosa delle Upanishad? E come può la Bhagavad Gita dire la stessa cosa le Upanishad? Il Nuovo Testamento ha la sua individualità – nessuna Bhagavad Gita può dire le stesse cose e nessuna Torah può ripetere le cose dette nelle Upanishad e viceversa. Ogni insegnamento ha la sua aura. Non si incontrano mai, eppure stanno sullo stesso terreno. Non si incontrano mai, e questa è la bellezza. E non si incontreranno mai. Saranno proprio come linee parallele che corrono verso l’infinito.

Non si incontreranno mai!

Questo è ciò che intendo per unicità: sono come delle vette. Più alto è il picco, minore è la possibilità di incontrare un altro picco. Ci si può incontrare solo quando si è a terra. Ma più in alto vai, più diventi un picco e minore è la possibilità di qualsiasi incontro. Quindi i Maestri sono come le vette himalayane, che non si incontrano mai. E se provi a imporre loro una falsa unità, distruggerai solo le vette.

Sono diversi, ma la loro differenza non deve essere nemica, la loro differenza non deve essere un conflitto. Il conflitto nasce solo perché non siamo pronti ad accettare le differenze. Quindi cerchiamo di trovare delle somiglianze. O dobbiamo avere delle somiglianze o avremo dei conflitti. O dobbiamo dire la stessa cosa o dobbiamo essere nemici. Abbiamo solo due alternative, ed entrambe sono sbagliate. Appartengono a un atteggiamento. Perché non dovrebbero essere diversi? — completamente diversi, non incontrarsi da nessuna parte? Qual è la necessità del conflitto? In realtà, note diverse creano una bellissima armonia. Poi c’è un incontro più profondo: nessun incontro nelle note stesse, ma in ciò che le note creano; nell’armonia c’è un incontro.

Ma bisogna cominciare a sentire quell’armonia. Se si conosce solo una nota – un Confucio, un Gesù, un Buddha, sono solo note – non si avverte armonia. E l’universo è un’armonia. Se puoi iniziare a sentire le lacune e l’unità sottostante le vette svettanti che non si incontrano da nessuna parte, e se riesci a vedere questo tutto in una totalità, in un’unità globale, allora accetti entrambi: l’individualità e l’armonia comune. Allora non ci sono più problemi!

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